Holy Moses – Disorder of the order

Era da “No matter what’s the cause” che gli Holy Moses di Sabina Classen non ci offrivano un disco vero e proprio, eccezion fatta per il recente e discreto EP avente per titolo “Master of disaster”, lavoro che ha riaperto le danze in relazione al nome di una delle band più sfortunate e sottovalutate – sebbene in Germania siano considerati degli idoli – del panorama thrash internazionale. Sebbene il loro nome potrebbe rimanere sconosciuto ad una buona percentuale di metallers, gli Holy Moses vantano di un’ottima carriera, sulla quale si erigono i nomi dei capolavori “Finished with the dogs” e “The new machine of Liechtenstein”, autentici sigilli portatori, negli anni ottanta, di una buona fetta della fama di cui oggi il thrash tedesco può vantarsi. I vocalizzi di Sabina, tuttavia, sono da sempre stati un marchio di fabbrica sul quale il combo ha potuto contare nel corso degli anni, sino allo scioglimento, prima trappola di una lunga serie di sfortunati episodi fra i quali segnalo, per dovere, la poco gettonata parentesi di Sabina con i Temple of the absurd, il suo tumore, ed una caduta motociclistica che portò la castana singer in stato comatoso alcuni anni fa. Con “Master of disaster”, la band pare sia tornata definitivamente sulla scena, cancellando dalla propria memoria il decennio nero dei nineties, ed approfittando del voluto indurimento del sound in qualità di vessillo da innalzare ai rinnovati fans. Ma dopo anni di stop, la band riuscirà a conquistare nuovamente i metallers di paesi come il nostro che, sinceramente, paiono aver quasi totalmente dimenticato il nome in questione? “Disorder of the order” potrebbe manifestarsi come un primo passo verso il totale riabbraccio con i fans: il lavoro non presenta alcuna novità rispetto a “Master of disaster”, portando avanti il thrash metal estremo dai suoni moderni e raffinati messi in gioco tramite l’uscita del succitato mini cd. Lo stile ricorda – neanche vagamente – il thrash monocorde e ben prodotto degli ultimi Destruction (quelli di “All hell breaks loose” – “The antichrist”, per intendersi), non discostandosi per grandi linee dall’operato più recente della band di Schmier. La differenza principale esistente fra i nuovi Holy Moses e la formazione che incise “Infernal overkill” la fa tutta Sabina, con i suoi scream vocals laceranti, graffianti, memorabili – per certi versi. Tuttavia, il disco non propone tracce da incoronare, e la qualità media dei pezzi si mantiene sostenuta su livelli ampiamente sufficienti ma che non intaccano neanche ad una certa distanza il grado espressivo mostrato durante la prima metà della carriera trascorsa dagli Holy Moses. In poche parole, un disco consigliabile a chi desidera avvicinarsi alla band, ed a chi adora il thrash a’la Destruction, ma d’altro canto, “Disorder of the order” non credo abbia le carte in regola per poter riportare la band tedesca a livelli stellari. Fa in ogni modo piacere sentire una band come questa ancora in forma dopo tutti questi anni di alti e bassi.