Hobbs angel of Death – Hobbs angel of Death

Etichetta: Steamhammer

Dall’Australia, una delle più bizzarre formazioni che il thrash metal internazionale ha avuto nel corso della sua oramai ventennale storia. Si tratta degli Hobbs angel of Death, gruppo nato nei tardi anni ottanta per un’idea del suo leader Peter Hobbs, singer della band, chitarrista, nonchè unico membro reo di aver suonato sia su questo omonimo debut album che sul suo successore, “Inheritance”, datato 1995. Hobbs formò questa band negli Eighties appoggiandosi su altri tre musicisti, Mark Woolley, Philip Gresik e Darren McMaster-Smith. Tutti quanti volti più o meno sconosciuti del panorama metal, scomparsi in concomitanza con un prematuro scioglimento della band, riformatasi per registrare “Inheritance” in piena era di crisi del thrash e con una formazione inedita nella quale campeggiava solo il nome del dittatoriale leader Hobbs. Tenendo da parte eventuali altri – inutili – cenni biografici, consiglio ai fans Slayerani di tenere gli occhi puntati sul nome di questa band, o perlomeno sul raro disco di debutto da essa messo in circolazione nel 1988. Pensate ad “Hell awaits”, aggiungetevi qualche sporadico e raro riff di derivazione black-thrash tedesca (i Sodom di “Sodomy and lust” su tutti…), ed otterrete il lavoro in questione. La voce di Hobbs è una sorta di tributo graffiante a Tom Araya ed a Cronos dei Venom: egli non si discosta assolutamente dallo stile dei due, tendendo a riassumerne le doti canore – immense, nel caso del singer degli Slayer – in un’unica via espressiva, e finendo inevitabilmente nella plausibile definizione di singer clone. Anche il chitarrismo ripercorre la medesima via: Woolley (axeman dei Nothing sacred) ed Hobbs (in questo caso chitarrista ritmico) si gettano sul rumorismo Hannemaniano (od a’la Azagthoth, se volete…) senza compromessi, lasciando ai riffs ed ai leads un ruolo di ripropositore delle marce e cupe atmosfere che “Hell awaits”, disco unico nel suo genere per intensità e stile, propone. Hobbs angel of Death, pur non disdegnando di un’occhiata di riguardo nei confronti del thrash basilare dei Celtic frost nella ottima song “Brotherhood”, è inoltre un grande nome precursore nei confronti della non più nascitura scena thrash estrema australiana: formazioni come Bestial warlust e gli annessi Destroyer 666 ne dipendono come se questo nome fosse per loro una miniera, sebbene Hobbs puntasse a seguire maggiormente gli Slayer rispetto alle altre due bands citate. Ascoltate “Hobbs angel of Death” e non faticherete a trovarvi riffs chiaramente presi in prestito alle varie “At dawn they sleep” – “Praise of Death” o “Necrophiliac”. Tutto sommato, un lavoro coi fiocchi che consiglio sinceramente a tutti coloro che non cercano obbligatoriamente l’originalità nelle produzioni di metal estremo.

Voto: 8,5

Dark Mayhem