High on fire – Blessed black wings

L’ ex chitarrista degli Sleep, Matt Pike, ha idee da vendere. Solo che ancora gli mancano i brani vincenti, cosicchè dopo il discreto “Surrounded by thieves” di qualche anno fa, è ora il turno di questa terza release discografica a nome “Blessed black wings”. E ancora una volta si torna sulle solite: stile e carisma da vendere, una band che s’è costruita un’ identità più o meno propria in neanche tanto tempo, ma agli High on fire manca quel quid capace di rendere memorabili album sinora per nulla privi di trovate, e di ottime impostazioni di base. E queste ultime, figuriamoci, a Matt Pike non mancavano neppure ai tempi degli Sleep. E quel “quid” di qualche riga sopra, per non farla lunga, sono le belle canzoni. Episodi di spicco in “Blessed black wings” ce ne sono eccome: “To cross the bridge” è ipnotica e coinvolgente, “Cometh down Hessian” trascina con le sue incursioni motorheadiane, così come la velocissima “Silver back” e l’accoppiata iniziale “Devilution”-“The face of Oblivion” si pongono su un gradino più alto rispetto a tutto ciò che era presente sul precedente LP. Tuttavia, fra Sludge-Core aggressivo e non troppo distante da certe cose sentite su “Will to mangle” dei Sourvein, deflagrazioni Stoner/Doom e ripartenze Metal ai limiti dello Speed ‘n’ Thrash, peraltro caricate di un’ ignoranza di pura scuola Lemmy Kilminster, in “Blessed black wings” si viene a creare un lotto di canzoni talvolta prolisse, talvolta prive del necessario groove o di un ritornello capace di farti impazzire, ma sempre e comunque oltre la sufficienza. Ed è questa sufficienza, principalmente, ad impedire – si spera – momentaneamente agli High on fire di confermarsi come una delle più belle realtà di casa Relapse, etichetta dalla quale, uscita dopo uscita, ci si attende sinceramente un po’ troppo. E anche questa volta sta a voi decidere se il bicchiere è mezzo vuoto o mezzo pieno. Bravo, anzi bravino Matt Pike, ma siamo sempre al solito punto…