Hatework – Madbent for desaster

Il thrash nasce in qualche malsano garage americano negli anni ’80, furia punk rilegata con tecnica metal e sonorità grezze, veloci, rabbiose. I pilastri della scena sono troppi e i maggiori esponenti continuano tutt’oggi a sfornare dischi di enorme pregio. Certamente i Metallica si sono bevuti il cervello, i Megadeth dopo aver rantolato in lungo e in largo hanno deciso di chiudere il loro dolore mentre Slayer, Testament e Anthrax negli ultimi anni hanno sfornato interessanti capitoli di questo genere. Cosa c’entra questo discorso con i milanesi Hatework? La parola “crescita” o “evoluzione”. Le maggiori thrash band del passato sono lontane anni luce dall’old style, perlomeno alla voce “produzione” e sonorità siamo in mondi opposti e molto distanti. Gli Hatework dischiarano apertamente di far parte dell’old school ma non è per critica modaiola che il disco non mi piace, ma semplicemente perché ripete troppo pedissequamente clichès già sentiti e non mostra davvero quella “rabbia cancerogena” degli ’80s. Gli arrangiamenti sono molto lineari, il drumming non offre sfrenati virtuosismi e spesso diventa ossessivo e ripetitivo, la voce risulta “stressante” e molesta le orecchie dopo una decina di minuti. Insomma in questo cd tutto mi sembra all’insegna del poco gusto… non voglio porre cmq il mio giudizio come “la visione corretta per vedere la band” perciò invito chiunque ami il thrash ad ascoltare gli Hatework e a non trastullarsi troppo sull’eventualità dell’acquisto, supportiamo gli italiani!!! Ad ogni modo ho fiducia negli Hatework che: – 1 – o verranno incontro ai “difetti” che ho citato o – 2 – continueranno per la loro strada, se ne sbatteranno delle critiche e troveranno il modo per mandarmi a cagare. Ogni strada è ben accetta, la nostra penisola è troppo poco metallicamente sviluppata e forse una rinfrescata con sonorità “vintage” non può che far bene… Ma a dispetto del mio soprannome, con onestà vi dico: a me queste cose non piacciono.