Gorath – Tod – Haunting the december chords – Black vengeance

L’ennesimo capolavoro del black metal è, ancora una volta, nel sottosuolo più oscuro e denigrato da tutti coloro che si affidano alle promozioni di ‘zine o di label per conoscere nuove band. Nel black, soprattutto per il periodo che stiamo vivendo, è necessario andare a ricercare noi stessi quello che ferve nell’underground, perché è grazie ad esso se questo incredibile genere continua il suo corso. E quello che fa ancor più piacere è sapere che nel nostro Paese, conosciuto dai più unicamente per la febbre da power, i nomi da tener d’occhio sono a fiumane. In un’annata segnata da immense ma snobbate uscite, vengono fuori adesso i nomi Gorath e Tod in uno split di tutto riguardo. I primi, gruppo belga formato dal bravissimo F. Dupont (che suona tutti gli strumenti) e dalla voce di S. Vranckx, hanno il compito di aprire il disco con “Haunting the december chords”, un piccolo gioiello di quattro tracce di puro black metal coadiuvato da inserimenti melodici che danno quel tocco di originalità senza per questo uscire dai classici stilemi. Le influenze ci sono, eccome, a partire dall’ultimo lavoro dei Taake per quanto riguarda i suoni e le suddette melodie, mentre allo stesso tempo è chiaro l’apporto stilistico di formazioni quali Darkthrone e primi Satyricon. Scendendo nei dettagli, l’avvio è affidato a “The lizard creature”, un bellissimo sigillo marchiato a fuoco dalla glacialità norvegese e dalla scorrevolezza con la quale si presenta. Ma il bello deve ancora arrivare: “Suppress my grief” riesce addirittura a schiacciare la pur fantastica traccia d’esordio, risultando come un autentico capolavoro in cui vanno ad alternarsi parti più sparate e fredde a momenti di inebriante melodia a tratti folkeggiante; un brano che non può assolutamente venir meno ad ogni amante del black metal che si rispetti. Perché aspettarsi un calo con i successivi pezzi? “Lake”, presentandosi più malvagia ed old school di “Suppress my grief”, riesce anch’essa a stupire e ad esaltare, mentre per quanto riguarda la cover di “Countess Bathory” dei Venom le parole sarebbero solamente un mezzo inadatto a descrivere quanta sia la maestrìa con cui è stata reinterpretata in chiave black; peccato solo per il dislivello di volume nei confronti dei primi tre brani, registrati decisamente più alti e meglio. “Haunting the December chords”: perfetto. La seconda parte è affidata al black più truce e datato dei Tod, fautori di un ‘pure evil black metal’ (come si descrivono loro stessi) reduce dalle grandi leggende Darkthrone e Burzum del primo periodo. “Black vengeance”, registrato negli ultimi mesi del 2002, mostra le caratteristiche della vecchia Fiamma Nera sin dalla produzione più grezza e malsana rispetto a quella dei Gorath, dando così maggior risalto all’incedere funesto. Tra lyrics volutamente fuori dal contesto religioso e politico onde evitare banalità derivanti da testi che sovente ne trattano risultando talvolta ridicoli, il duo Helkor-Kvart (quest’ultimo dedito solo alla batteria e alla scrittura dei testi) mantiene alto il nome di questo grandioso split con i suoi 5 ottimi pezzi. Pochi sono i cali, grande è l’attitudine che questi due ragazzi bolognesi hanno verso un genere tanto difficile da interpretare e far suonare senza inceppi. Tempi spesso lenti e asfissianti alla “Panzerfaust” dei Darkthrone per far rabbrividire, scatti d’ira improvvisi per elargire dolore: una musica fatta esclusivamente per chi è in grado di entrarci dentro in tutta la sua bellezza, una musica di sentimento interiore da non esternare. “Bound in blood” e la title-track su tutti vi daranno l’opportunità di proseguire l’iter intrapreso e poi abbandonato dalla maggior parte dei fondatori del genere, occupati ora a far altro. La Norvegia ha fatto visita a Bologna, date l’opportunità ai Tod di dire la loro a riguardo. In definitiva, uno split imperdibile che vede da una parte uno spirito in parte fuori dai canoni come lo è stato, ad esempio, l’ultimo capolavoro dei Taake, dall’altra un lavoro legato alla tradizione nera ma ricco di spunti incredibili. Due modi per esprimere il black metal, due modi per far capire quanto sia bella questa arte.