Gorath – Elite

Anno: 2005
Provenienza: Germania
Etichetta: NyktaTracklist:

1 – As snow covered the hyperborea
2 – Nordic white desert
3 – Autumn fires

L’ottima impressione che mi avevano fatto i Gorath nello split con i Tod di due anni fa mi ha tenuto sulle spine fino ad oggi, quando la band formata ancora una volta dal duo F. Dupont (chitarra, basso e batteria) e S. Vranckx (voce) si è finalmente decisa a partorire il primo full-length. Per chi ancora ne fosse all’oscuro, la forza della formazione belga sta nel creare un black moderno e fresco senza ricorrere in apporti elettronici o altre accozzaglie simili, tingendo di pagan un raw personale e affascinante che non poco ricorda – come dissi anche in occasione del succitato split – gli immensi Taake. “Elite” propone sette nuovi brani in aggiunta a “The lizard creature” e “Suppress my grief” presenti nel demo “Haunting the december chords”, per l’occasione nuovamente registrati. Rimanendo sul fronte della registrazione, questa vede notevoli passi avanti rispetto alla precedente, presentando suoni più puliti e meno fruscianti, il cui unico difetto è il volume della cassa, appena percepibile. L’opportunità di uscire con un album sotto la Black Owl viene sfruttata al meglio dai Gorath, che dimostrano esplicitamene di avere le potenzialità per divenire una tra le migliori realtà black; se con un solo disco all’attivo si riesce già ad avere un suono proprio ed efficace, con canzoni espressive, curate, ben suonate e varie come le grandiose “The lizard creature”, “White deep an embrace”, “A pond without drops”, “Suppress my grief” e “We are the elite”, allora vuol dire che le carte per giocare una partita alla pari con i campioni è possibile. Certo, non tutto è perfetto e riff di minor presa non mancano, ma quando si riesce a dare una propria impronta alla musica, imprimendoci le dinamiche che evitino qualsiasi forma di stagnazione, il coltello resta stabile dalla parte del manico e per i futuri lavori non sarà difficile ottenere risultati ancor più sorprendenti. Non è ancora il momento di cantare vittoria, ma sarà bene tenersi a mente questo nome perché entro breve diverrà ben più che un gruppo underground conosciuto da pochi. Intanto consiglio caldamente “Elite” a tutti gli amanti del black: non sarà un capolavoro ma è senza dubbio un disco che ha molto da dire sia per quanto riguarda la personalità che per quanto riguarda la validità dei brani.