Glenn Hughes – Different stages

Un disco per i ritardatari e/o distratti, per coloro che non hanno avuto la fortuna di godersi i Deep Purple “di” Glenn Hughes, un lavoro adatto a chi vuole approfondire le proprie conoscenze riguardanti il musicista in questione e voglia qualcosa che possa guidarlo attraverso le tante sfaccettature della carriera della “Voce del Rock”. Un doppio album, questo, che quella carriera la riassume. Senz’altro, “Different Stages” verrà accolto da alcuni come un utilissimo strumento per porre rimedio alle proprie lacune cognitive, mentre da altri come un inutile, avido e arrogante strumento per arrotondare le entrate annuali di Mr. Hughes. Che dire… lascio a voi l’interpretazione della mossa. Se però chiedete a me, vi dirò che l’album riesce a guadagnare una sua propria identità e utilità, se non altro perché dà uno spaccato abbastanza accurato del passato di Hughes, passando dai Deep Purple, ai Black Sabbath, ricordando i primi passi assieme ai Trapeze (con la versione dal vivo di “Your Love Is Alright”), e arrivando agli album solisti, in un altalena di momenti Live e piacevoli versioni studio-album. Si alternano anche gli stili, ecco allora che da tipiche blues-ballad, patinate come certe usanze mainstream impongono – “Save Me Tonight (I’ll Be Waiting) -, si passa a momenti più “hardeggianti” come “Addiction”, “Can’t Stop The Flood” o “Death Of Me”. Forse è persino inutile aggiungerlo, ma all’interno di ”Different Stages” sono pezzi come “Burn”, “You Keep on Moving”, “Lady Double Dealer” o “Stormbringer”, dei Deep Purple, a spiccare: la classe di questa formazione non è certo roba che subisce l’usura del tempo… Scarso purtroppo il booklet che accompagna questa uscita, con una nota biografica davvero misera (…), poche fotografie dell’interessato e una copertina fatta con i ritagli delle ultime uscite soliste del cantante inglese (no, guardate che non scherzo: prendete “Return To The Crystal Karma” e “Building the Machine”…). A voi la scelta, dunque: io, ripeto, trovo “Different Stages” un ottimo strumento per orientarsi attraverso l’operato di Glenn Hughes; per chi invece conoscesse già tutto… beh, quest’album potrebbe anche risultare fastidiosamente inutile…