La triste fine di David Vincent. Dopo la sua (compianta) sortita dai Morbid angel, datata in relazione all’uscita del live album “Entangled in Chaos”, il singer floridiano è scomparso per poi apparire all’interno di questa stranissima creazione, i Genitorturers, capitanata dalla bionda moglie Gen. E sinceramente, i risultati ottenuti non sono comparabili nè per qualità nè per responsi ottenuti ai fasti durante i quali Vincent otteneva ciò che voleva grazie ai suoi tuonanti vocalizzi. Qua, tuttavia, David si occupa soltanto delle linee bassistiche, lasciando a Gen stessa il controllo di un grappolo di stili vocali che lei stessa, passando da sezioni groovy a parti prettamente di stampo gotico, controlla dimostrando di possedere un’ottima duttilità canora. Una malleabilità oltre alla quale i Genitorturers non vanno. Musicalmente, l’EP in questione propone un qualcosa di terribilmente vicino al passato della band, pur segnalando un approccio sicuramente più easy listening rispetto a quanto messo in mostra nei precedenti dischi: affiora una sorta di Alternative dove correnti quali quella del Gothic, dell’Industrial e -minimalmente – del punk/core affiorano mescolandosi in modo da ottenere un risultato piuttosto prossimo alla forma sonica alla quale Marylin Manson ha adattato il proprio sound in occasione di “Holy wood”. In poche parole, un grossissimo calderone di stili che, affiorando assieme dal turbine creato da questo EP, dicono in realtà poco o nulla. Niente, considerando che, già da anni, band come Tura Satana o – sul lato più caro ai media – Garbage dicono e ripetono album dopo album. Poco si salva, da questo “Flesh is the law”: i testi sono banali, ripetono continui anthemi al sesso violento e feticista e, in quanto a complessità, non vanno oltre ai commenti di un tredicenne messo davanti ad un calendario porno per camionisti (l’intenzione sarebbe quella di giungere alla narrativa tipica di De Sade). Oltre a ciò, si aggiungono liriche banali ed inneggianti alla violenza come quelle di “Guns are good”, dove Gen si diletta nel recitare passaggi degni del peggiore serial killer scaturibile dai thriller-horror di serie B settantiani come “Guns are good, guns are great, to kill the people that you hate” (la stesura dei testi non deve avere occupato la band per più di un quarto d’ora). Passando al lato musicale, raggiungono faticosamente la sufficienza la modesta title-track, vagamente mansoniana ma violentissima, e “Public enemy” (nulla a che fare con la celebre band…), pezzo denotato da basi punk-rock che non si proporrà però sicuramente come uno dei più interessanti del periodo. In poche parole, l’acquisto è consigliato solo ai fanatici di Marylin Manson, Tura Satana ed a chi vuole andare oltre alla commercialità dei Garbage. Purtroppo, però, questo “Flesh is the law” non vi porterà molto più in là rispetto all’ estremismo di una band che sa esprimersi a parole ed attraverso allucinanti show dal vivo, senza però lasciare mai il marchio attraverso dischi come questo che, sinceramente, non valgono che un paio di ascolti a causa di una longevità scarsissima.