Ritchie Kotzen è praticamente instancabile: tempo fa mi capitò di recensire il suo nuovo progetto solista, ed ecco che il chitarrista-vocalist ha deciso di riaffacciarsi nuovamente sulla scena musicale con una band, i Forty Deuce, che annovera musicisti mai sentiti prima d’ora (almeno, dal sottoscritto) e costituisce un tentativo di rinnovare nome e immagine. Personalmente interpreto la nuova creatura di Kotzen come un test: o la va o la spacca, e in un certo senso il titolo del disco, Nothing to lose, è a supporto di questa teoria. Peccato che i tentativi di Kotzen siano stati innumerevoli, ma sempre fallimentari. E’ inutile proporre materiale in rapida successione, svariando tra una strizzata d’occhio agli anni ’70 e una stretta di mano a Kurt Cobain, quando il risultato è comunque privo d’idee. Dal mio punto di vista infatti il musicista ha cercato di proporre una lodevole varietà stilistica senza però porre la minima fiducia in ciò che stava facendo. E’ un parere personale, ovvio, ma credo che Kotzen abbia sparato tutte le cartucce del revolver in rapida successione, per paura di perdere il revolver. Il risultato purtroppo, è troppo frettolosamente amalgamato per risultare piacevole, malgrado una prestazione straordinaria dello stesso Kotzen. Nothing to lose risulta comunque ascoltabile dagli amanti di sonorità grunge o simili, e può riempire 40 minuti senza annoiare particolarmente. Peccato solo che, con maggiore impegno, questo disco sarebbe potuto essere ben diverso da come risulta tuttora.