Forgotten Sunrise – Ru:mipu:dus

E’ acida la musica dei Forgotten Sunrise, acida e pulsante, ma anche sognante e visionaria… seppure si senta una certa oscurità di fondo che con molta fantasia potrebbe ricondurli al metal (ma volendo anche all’ ebm), le sonorità che incontrerete in questo “Ru:mipu:dus” non c’entrano troppo con il genere di cui sopra, qualche growl, un paio di chitarre distorte qua e là, un mood cattivo (a tratti) che normalmente i gruppi electro si sognano e poi basta. Poi c’è il viaggio, c’è l’elettronica, c’è l’eterea atmosfera dark-goth, c’è la wave e c’è tanta bravura, e tanto feeling che non tarda a trasudare da quest’opera altamente allucinogena. Si parte con “Outumnyo:nic” canzone dall’ incedere incalzante, a tratti cattiva quando è la voce in growling a tracciare le linee vocali. La successiva “Never(k)now” è di tutt’ altra pasta, con un’atmosfera ben più rilassata anche grazie alla voce femminile che spesso diventa protagonista pur duettando con quella maschile, e con l’ elettronica che impone un beat dance senza pause. La terza “The Doubletalker & The Sle:per” torna a mostrare il lato più duro e acido del gruppo, che inserisce chitarre distorte e nello stesso tempo continua a giocare sulla ricercatezza delle melodie e sugli intrecci tra elettronica e voce. La quarta “Vhatsoewer” inizia dolce e pacata per poi dare spazio (poco questa volta) all’elettronica e a un accenno di chitarra distorta in corrispondenza dei chorus. Altre tracce da segnalare sono il capolavoro “Surroundcosmos”, veramente indefinibile nel suo complesso, e la lunghissima “Over The Deathbringer Stars”, etereo viaggio attraverso sonorità ambient con una conclusione che sembra non poter giungere mai. Sono molti gli elementi nella musica dei Forgotten Sunrise, ogni canzone ha le sue peculiarità; lo stesso gruppo elenca una lista infinita di influenze: trip-hop, breakbeat, techno, ebm, synthpop, shoegaze, industrial, jazz etc… Sicuramente la band deve ancora maturare e affinare il proprio stile magari scegliendo una direzione ben precisa (nel complesso il disco è tutt’altro che omogeneo), però siamo di fronte al loro primo full-length e le qualità sono bene il vista, il carisma su tutte. I più open-mind di voi potranno godersi un disco che, lo ripeto ancora nel caso non sia chiaro, col metal ha giusto un paio di elementi in comune, ma che può comunque affascinarvi molto… anche per la sua ecletticità.