Firestorm – The never ending course of time

Il nome Firestorm potrebbe suggerire mancanza di originalità, dato che in ambito metal le parole Fire o il suo equivalente in italiano Fuoco sono perennemente ricorrenti; niente di più sbagliato visto che, quanto ad originalità, il quintetto marchigiano è decisamente sorprendente. La ventata d’aria fresca è portata soprattutto dagli innesti delle tastiere di Marco Brugè, che si adattano molto bene alle chitarre di Manuele Pesaresi e Daniele Serenelli e talvolta dominano la scena. Riguardo alla produzione, la qualità del suono è discreta, le chitarre sono in primo piano assieme alle tastiere, mentre la sezione ritmica è piuttosto penalizzata (soprattutto la batteria, che sul rullante rimbomba leggermente); le parti vocali si adattano bene su Falling Into Dark Apathy, e Shadows in My Mind, mentre si sentono poco e sono piuttosto confuse su Tempus Fugit. Ad ogni modo il lavoro svolto da Pesaresi (che si è occupato anche della produzione e del mixing) è decisamente buono, e la qualità sonora di questo demo è al di sopra della media.
Il demo si apre con la strumentale Last Minutes, un’introduzione orecchiabile e adatta per presentare la prima traccia cantata, Falling Into Dark Apathy. Notevole l’inizio strumentale in cui le tastiere duellano alla pari con le chitarre, azzeccata la scelta di alcuni effetti sonori e molto bello l’assolo al quale poi si sostituiscono nuovamente le keyboards. Interessante anche il testo, che completa una canzone eccellente sia per l’originalità che per la sua struttura musicale. La seguente Tempus Fugit dal mio punto di vista è la peggio riuscita dell’album; cambia spesso di ritmo, senza riuscire mai a coinvolgere a pieno l’ascoltatore, inoltre il cantato di Andrea Ottavianelli sui toni bassi è poco comprensibile a causa di un effetto rimbombo voluto o meno. Anche il suono della batteria è piuttosto sporco; peccato perché in alcuni tratti la canzone è interessante: da rivedere in fase di mixaggio e probabilmente da accorciare tagliando magari alcune parti. La title track del demo è una bella strumentale piano-chitarra, che introduce la seguente Shadows in My Mind, canzone piuttosto mossa, con un riff molto interessante. La sezione ritmica di Luca Raffaelli (basso) e Lucio Bacchiocchi (batteria) si fa sentire di più rispetto alle altre tracce e nel complesso la canzone risulta quella col mixaggio migliore. Non molto adatta la voce di Pesaresi in background nei cori, visto che il suo timbro vocale mal si addice a quello di Ottavianelli, ma nel complesso Shadows in My Mind risulta una canzone piacevole e ben ritmata. In conclusione, i Firestorm riescono ad esprimersi al meglio quando le tastiere si uniscono alla melodia con attacchi originali e mai fuori luogo; consiglierei Pesaresi e soci di sfruttare queste potenzialità, che a mio giudizio sono molto positive. Il demo nel complesso risulta piuttosto alterno, ad esclusione delle strumentali, bellissima la seconda traccia, deludente la terza, di discreto livello l’ultima; molto belli l’artwork e il booklet che presentano al meglio questo cd. Bello anche il sito internet della band, che potrete trovare nei contatti.