Fireball Ministry – The second great awakening

Leggendo la bio dei Fireball Ministry m’ero già preparato al peggio. Temevo di trovarmi al cospetto di un branco di tamarri in libertà, con tanto di squinzie in line-up e proclami altisonanti da parte del frontman, il “reverendo” James Rota, circa la difesa della fede riguardante la chiesa del rock’n’roll (citata più volte nella bio). In realtà la band, qui al secondo full lenght, si è rivelata una piacevole sorpresa. Il sound fa direttamente riferimento ad una miscela di hard settantiano con una spruzzata di acide melodie stoner (soprattutto nel riffing). Tuttavia la proposta, vuoi per il particolare tipo di produzione, ha molto del sound ottantiano relativo all’hard melodico e le composizioni hanno quasi tutte quel refrain un po’ retrò che dona un appeal decisamente fascinoso. La voce del “reverendo” poi è perfetta così come la prova di tutta la band e, per una volta, fatemi lodare le due squinzie che non si limitano a fare da soprammobile ma partecipano alla buona riuscita di questo disco. La pecca più grossa dell’album è però una certa ripetitività della proposta che a lungo andare può stancare un po’ per certi versi, ma vi assicuro che sono più i pregi che i difetti in questo disco, tra cui mi piace citare l’azzeccata scelta delle melodie, sempre all’altezza. In certi pezzi si nota pure una spruzzata di psichedelia, come nelle tastiere di “Maidens Of Venus”, una song che ha un mood quasi sabbathiano. Il disco è tutto un alternarsi di pezzi più hard e di pezzi più melodici e nel complesso ci troviamo di fronte ad un album discreto che non fa miracoli ma si limita a fare, bene, l’essenziale. Oggi cosa decisamente rara.