C’è una cosa per cui ammiro particolarmente i Finntroll: l’esser riusciti ad andare avanti, a testa alta, dopo l’abbandono del singer Katla a causa di un tumore, e dopo la tragica morte di Somnium, già membro degli Impaled Nazarene, che ha scosso i due combo interessati molti mesi orsono. Anzi, tutte queste difficoltà sembrano aver sollevato ancor più l’attitudine stakanovista dei sei finlandesi, ora sotto contratto per la Century Media, nel cui rooster il debutto è avvenuto mediante il poco rinomato EP “Trollhammaren”. E’ però “Nattfodd” il vero e proprio primo passo dei “nuovi Finntroll”, poichè “Visor Om Slutet” del 2003 consisteva in un episodio di passaggio 100% folk-oriented, ed in quanto i nuovi arrivati Tapio Wilska, voce degli Wizzard, e Mikael “Routa” Karlbom (al debutto assoluto), possono soltanto qui esprimersi per la prima volta al cospetto del “vero” Finntroll style, in quello che molti considereranno il reale successore del fortunatissimo “Jaktens Tid” del 2001. Quello che sembrava dovesse lanciare la band verso il successo, prospettive annientate poi dalle due “disgrazie” che tutti conosciamo. Ma passiamo ai fatti: “Nattfodd” è simile a “Jaktens Tid”, più corposo nei suoni forse, più regale e lievemente meno allegro, mescola però come al solito Heavy Metal melodico, rimasugli che alla lontana potremmo definire “Melodic Black”, seppur con le pinze, e marcati elementi Folk di matrice perlopiù Polka. Tutto qua, i Finntroll già li conoscevamo e sono sempre gli stessi, più o meno, anche se con “Visor Om Slutet” si temeva un improvviso cambio di direzione che invece non è mai avvenuto. I “contro” di “Nattfodd” sono: in primis Tapio Wilska, mai all’ altezza del suo più dotato ma sfortunato predecessore Katla, la scaletta, valida solo nella prima parte – e mi soffermo in particolare su “Manniskopesten”, “Eliytres” e “Trollhammeren” – , ed il macigno chiamato “Jaktens Tid”, sicuramente più ispirato, e di cui vengono riproposti tutti i pregi, ma anche i difetti. I Finntroll si riconfermano band usa-e-getta: piacevolissimi al primo ascolto, ballabili, ma a lungo andare fiacchi, piatti e anche scarsamente memorizzabili per l’ ossessiva riproposizione dei medesimi schemi e delle pre-impostate melodie Polka che fanno perno sulla base Metal che oramai tutti conosciamo. Insomma: vi piace “Jaktens Tid”? Vi piacerà anche “Nattfodd”, ma la longevità di questo album è bassissima, e io vi ho avvisati: nel 2001 erano una gradevolissima sorpresa… oggi li vorremmo un pochino meno adagiati sugli allori, e più capaci di osare oltre il solito schema dalla facile riuscita…