Evereve – enetics

Dopo l’esperienza para-elettronica di “E-Mania” (album piuttosto carino, tra l’altro), gli Evereve tentano una strada un po’ diversa: tolgono un po’ di elettronica e cercano di dare vita ad un Metal di stampo molto modernist , con un cuore groovy, chitarre ritmate e dal piglio leggermente cibernetico, percussioni sincopate, una strizzatina d’occhio a un sound commerciale e di facile presa. “.enetics” è un album diretto che non nasconde nulla fin dall’inizio, un disco che si concede immediatamente all’ascoltatore, senza troppi livelli di lettura, senza barriere o complicazioni, e questo non è di certo un difetto, anche se ciò, unitamente ad una certa uniformità compositiva, conferisce all’intero lavoro una longevità e una ‘tendenza al riascolto’ non eccelsa. Il primo imputato è a mio parere il cantante MZ Eve 51 (e già il nome è prova di colpevolezza! …insieme al batterista MC W1febeater, il ‘picchiamoglie’), dotato certamente di un timbro accattivamente, ma che a lungo andare rischia di stancare per poca varietà e poca emozionalità, e quando cerca di modulare la voce ottiene risultati un po’ imbarazzanti (però lo vedrei bene come cantante crossover o di gruppi come gli Sugar Ray, ad esempio). I lenti, come la canzone “1951”, infatti sono da buttare via, completamente inespressivi. La musica, a mio parere, è parecchio influenzata dalla scena alternativa, prendendo un po’ le movenze quasi dei Korn (ma solo a livello di attitudine) e dei gruppi un po’ Crossover/Nu (quella cattiveria un po’ artefatta, quel modo diretto di concepire le canzoni). Tuttavia, spiragli di originalità si trovano: dalle atmosfere un po’ spaziali e ariose di “Abraza la Luz”, alla melodica “Her Last Summer”, fino alla quasi Kovenantiana “Silvergod” (forse la più bella del cd), alle vertigini groove di “December Wounds”, fino alla velocissima e danzereccia quasi-rammsteiniana ed elettricissima “Eat-Grow-Decay” (veramente ottima). E allora, direte voi, dove sta il difetto? Il difetto non c’è, o per lo meno non è un vero difetto. Il problema è che si tratta di un discreto/buon disco che non riesce mai ad acciuffare la canzone capolavoro, ma tanti piccole discrete canzoni delle quali alcune un po’ banalotte e ripetitive (stessi riff, stesse ritmiche, stesso basso… troppe sincopi sulla batteria). Volendo fare un paragone azzardato, direi che gli Evereve in questa veste sono quasi i Kovenant che incontrano i Sugar Ray, che fanno quasi crossover e metal muovendosi come i Korn. Un disco da party, da tirare fuori ogni tanto. Ah, un’ ultima cosa: ascoltare questo cd mi ha fatto apprezzare un po’ di più lo sforzo di originalità di SETI dei Kovenant.