Dispiace parlar male di gente il cui sentimento di amore nei confronti dell’ Heavy Metal è in tutto e per tutto sincero, resta però il fatto che questi Emerald sono attualmente una delle bands più scandalose che mi sia mai capitato di ascoltare (considerate però che il sottoscritto, non facendo parte di quella – sempre più folta – schiera di sostenitori della nuova ondata “Epic Metal”, non è certo uno dei soggetti più aggiornati in materia!). Ai tempi del loro esordio “Rebels Of Our Time” (era il 1999) notai subito che il loro dozzinale Heavy Metal a sfondo epicheggiante era costruito su brillanti intuizioni strumentali in parte derivative da una sicura passione nutrita nei confronti del classico Hard Rock melodico in stile ’88-’89… eravamo al cospetto di tre vetero-fans cresciuti con il meglio della nostra musica preferita che erano riusciti a forgiare un inusuale Heavy Metal-sound a metà strada tra gli Iron Maiden ed i White Lion (stabilite le dovute proporzioni, sia chiaro!); i mezzi a loro disposizione non erano certo molti e la registrazione finì per risentirne in maniera spropositata. A distanza di cinque anni dal sopracitato debutto discografico non vi sono naturalmente più tracce del loro primordiale H/M sound, tanto che la proposta musicale del quintetto svizzero si è purtroppo allineata a quella di loro numerosi e convinti colleghi-alfieri della nuova scena “epica”. I componenti della band appaiono globalmente insignificanti, anche se all’ interno di un contesto apparentemente anonimo riesce a far bella mostra di se il mastemind della situazione Michael Vaucher (chitarrista) il quale, come da copione, è prima di tutto un maniaco collezionista di vecchi cult H/M classics: il problema di questi personaggi è sempre stato quello di voler tentare ad ogni costo di emulare le gesta dei loro talentuosi idoli, non capendo affatto che il genio e la sregolatezza (che a casa mia sono sinonimi di CLASSE innata) si trovano spesso agli antipodi rispetto alla pura e semplice “cultura in materia”. Insomma, per dirla in altre parole…cosa volevate che ne sapessero Mike Tramp e Vito Bratta? Imbracciarono semplicemente i loro strumenti e composero “El Salvador” e “The Road To Valhalla”, due brani che, da soli, riuscirono a sprigionare un alone mistico attualmente impossibile da ricreare per chiunque! Tentar non nuoce comunque…e gli Emerald ci hanno provato ottenendo risultati piuttosto altalenanti. E tuttavia, a differenza di molti altri, qualcosa da tramandare ai posteri lo hanno pure lasciato: un qualcosa che risulterebbe certamente più interessante se solo il capitano Vaucher decidesse di volare negli States per provare a convincere il mitico produttore Michael Wagener (tanto per fare un nome) a rimettere le mani sui vecchi brani di “Rebels Of Our Time”!!!