Drastique – Pleasureligion

I Drastique (ex Drastic) sono la nuova incarnazione artistica di Chris Buchman, già responsabile, cinque anni or sono, dell’ottimo debut “Thieves of kisses” (uscito sempre per Beyond prod. e distribuito ora dall’attiva Masterpiece distr., a nome Drastic), album quest’ultimo che a suo tempo sorprese felicemente la stampa specializzata. I Drastique tornano ora sul mercato forti di una line up rinnovata (pilastro e mente unica della band resta Chris), che vede militare tra le sue file Mahavira (ex Ensoph) e Fay (voce femminile). Pleasureligion si presenta graficamente in vesti lussuose (tenendo alta la tradizione inaugurata dallo stupendo digipack argentato del debut), trasudando un amore per la bellezza e per l’arte che risulta evidente soprattutto dalle lyrics intrise di citazioni letterarie. Trattasi di un affascinante concept lirico incentrato sulla “religiosa ricerca del piacere”, che paga pegni artistici alla sacra fiamma di poeti quali D. Ailighieri, W. Blake, S. T. Coleridge, J. Keats e P. B. Shelley. Dunque un’opera ambiziosa e ricercata, che si traduce musicalmente in un raffinato gothic metal, descrivibile come un incrocio tra i Cradle of Filth di “The principle of evil made flesh” e i Tristania di “World of glass”. Quindi un gothic metal sostenuto da una solida base ritmica fatta di chitarre e batteria, abbondantemente condito da tastiere dall’incedere sinfonico e maestoso, e imbastardito da aggressive screaming/growling vocals, che si alternano alle protagoniste clean vocals femminili (soprattutto) e maschili. Il risultato è piuttosto buono: atmosfere oscure e sensuali, trame romantiche e teatrali recitate dalle due voci che si innestano su un’ossatura strumentale da cui trapela ancora un deciso riferimento al black metal (leggasi in questo caso Cradle Of Filth e Limbonic Art). Episodi più riusciti sono a mio parere l’opener “5enses”, l’orientaleggiante “Legacy of fascination” e la lunga e malinconica “Immortal beloved”, piccola gemma gotica. Lascia un po’ a desiderare la produzione, che soffoca il lavoro di chitarra e penalizza il drumming con un suono troppo freddo e meccanico. Personalmente ho preferito i momenti rilassati e sentimentali a quelli più aggressivi e brutali, che costituiscono forse il piccolo neo del disco, che cala leggermente di tono quando tiene troppo premuto il piede sull’acceleratore. In ogni caso Pleasureligion è un disco consigliato a tutti gli amanti del gothic più romantico e teatrale, ma allo stesso tempo saldamente ancorato a radici metal.