Doomsword – Resound the Horn

Nonostante il mio sound favorito sia il classico Hard ‘n’ Heavy esplosivo e cromato, il mio cuore ha sempre battuto anche per i cadenzati ritmi dell’ Heavy più eroico e mitologico, tanto che da ormai una decade, sono un cultore delle sonorità battagliere contenute nei solchi degli innumerevoli LP di Manowar, Warlord, Witchkiller, Omen ed altri H.M. warriors; sono dell’ idea che questo stile musicale appartenga ormai (purtroppo) ad un altro tempo e che la magia donata dagli dei alle sopracitate bands sia al giorno d’oggi impossibile da riesumare. Doomsword è un combo, giunto al secondo album, totalmente devoto al culto dell’ Epic Metal, ed in un periodo come questo, che vede i Manowar sfornare il loro ennesimo immenso mastepiece, i Manilla Road risorgere con una serie di live shows culminati nel come back discografico della scorsa estate (a dir la verità forse esaltato a dismisura) ed addirittura Warlord ed Omen in procinto di pubblicare i loro nuovi clamorosi LP, un disco come “Resound the Horn”, potrebbe persino incontrare favori non solo da chi dell’ Heavy Metal epico ne ha fatto una vera e propria ragione di vita. L’ album è da considerarsi come un autentico tributo ai maestri del genere, Candlemass e Manowar su tutti, anche se sarebbe ingiusto considerare Doomsword come una semplice “riedizione” del sound di queste grandi bands. Ciò che comunque rendeva immensi i vari H.M. Heroes di quindici (e passa) anni fa, erano le prestazioni dei vari singers, totalmente calatisi nel ruolo di autentici condottieri fautori di stili canori ai limiti dell’ umano, e sotto questo aspetto Doomsword deve ancora compiere importanti passi verso un non certo irraggiungibile ma comunque difficoltoso traguardo. Le melodie vocali delle varie traccie sono senza dubbio efficaci, ma necessiterebbero di una interpretazione canora più grintosa, volta ad aumentare un certo pathos, e soprattutto l’ ugola (in fin dei conti niente male) di Deathmaster dovrà concentrare i propri sforzi sotto l’ aspetto della pronuncia (fattore importantissimo se si vuole rendere vincenti queste marcie metalliche cadenzate). I miei brani favoriti del disco sono senza dubbio la lunga suite conclusiva “Resound the Horn: Odin’ s Hail”, marziale inno ritmato (con tanto di spade, nitriti e fragori battaglieri campionati!) che vagamente mi ha ricordato i Bathory di “Blood on Ice”, l’ affasciante “The Youth of Finn MacCool”, song dall’ introduzione squisitamente maideniana caratterizzata da un lirismo chitarristico non lontano da quello dei Domine del primo album e la grintosa “MCXIX”, una sorta di “Angel of Light” (Virgin Steele, “Noble Savage”) rallentata, con tanto di refrain evocativo. Ottime risultano essere le trame chitarristiche contenute nei sette brani, all’ apparenza semplici, ma al contrario brillantemente strutturate ed eseguite grazie ad una abilità e soprattutto ad una conoscenza del genere non comuni… per il resto non mi resta che consigliare ai Doomsword di continuare ad ascoltare con grande passione capolavori immortali come “Into Glory Ride”, “Noble Savage”, o “Deliver Us”, soprattutto per trarre un’ ulteriore ispirazione fondamentale per la stesura di un futuro ed ipotetico capolavoro che renderebbe orgogliosi molti fanatici di queste indimenticate sonorità e che consentirebbe di accedere a Doomsword nell’ Heavy Metal Heaven (or Hell?)!