Dolcinian – Penitenthiagite

Ottima prova su dischetto ottico per i Dolcinian, progetto musicale inaugurato nel ’99 da Count David, già militante in Eneth e Kephri, sotto la spinta impellente della sua passione per il Medio Evo.”Penitenthiagite” è infatti liricamente focalizzato sulle vicende di Fra Dolcino da Novara, capo dei Dolciniani, ordine monastico dichiarato eretico dalla curia romana, e sterminato nel XIV secolo, per l’appunto nel bel mezzo della cosiddetta epoca buia. Dunque un concept lirico dall’intrigante fascino intellettuale e un approccio grafico semplicemente prezioso, che catapultano virtualmente lo spettatore in un epoca sommersa da una polverosa patina ancestrale. L’incipit del disco è affidato ad un candido coro a cappella di inconfondibile matrice monastica, che introduce in maniera pacata e soffusa un arpeggio di chitarra acustica dal forte retrogusto medievale, preludio dell’inferno sonoro che di lì a poco farà strage di tale calma iniziale. Sì, perché sotto l’elegante scorza di raffinatezze acustiche e corali, i Dolcinian tenevano nascosto un demone selvaggio di purissimo black metal che si sbizarrisce violentemente per la durata dei due unici brani effettivi del platter: “Penitenthiagite” e “Historia fratris Dulcini hersiarche”. Due perle di black metal norse style cupo e invernale, gradevolmente innervato da corposi sentori nordici, e che glorifica eloquentemente il sacro fuoco acceso dagli Ulver con un album dalla bellezza crepuscolare quale il debut “Bergtatt”. Sono gli stessi Dolcinian a palesare la loro devozione nei confronti degli Ulver, e chi mi conosce sa bene che chi annovera gli Ulver tra le proprie influenze si è già automaticamente guadagnato un posto nel mio personale pantheon di preferenze. Dunque complimenti, ragazzi! Complimenti all’artwork, alle lyrics, alla produzione sporca giusto quanto basta per non scivolare nell’amatoriale, alle vocals abrasive e graffianti, alle trame chitarristiche sempre altamente ispirate e suggestive, al drumming tempestoso? Ottimo lavoro! Non mi sbilancio ulteriormente nella votazione soltanto perché due tracce effettive (più intro e outro, molto belli tra l’altro) sono un po’ poco per lasciarmi andare ai festeggiamenti… Ma aspetto con ansia il seguito di “Penitenthiagite”, con la speranza magari di ingannare l’attesa facendo la conoscenza delle altre due creature musicali di Count David, Eneth e Kephri.