Dixie witch – Into the sun

Così vicini a “One bird two stones”, assai poco distanti dagli esordi. I Dixie witch si dividono fra passato e futuro, complice una Small Stone records sempre attenta nell’ evidenziare ciò che ne è degno, ed un full lenght fresco di stampa che, a dire il vero, su queste stesse pagine non ha ottenuto grandi consensi. “Into the sun” è il primo disco dei Dixie witch, esce originariamente a metà 2001 e presenta un Heavy Rock ove la band impiega però dosate quantità di un Southern Rock principalmente influenzato dai Lynyrd Skynyrd, nonchè da altri illustri colleghi degli splendidi seventies. Nulla di originale, vien da dire, ma dubito che emergere dalle masse con una personalità propria fosse l’ obiettivo dei Dixie witch al momento della formazione del trio, datata 1999. Ma perchè “Into the sun” ha fatto la sua comparsa nella nostra homepage? Nulla di eccezionale. Semplicemente a causa della ristampa che, operata dalla succitata Small Stone, ha riportato questo debut album dei Dixie witch alla luce dopo anni di irreperibilità, con una bonus track relativa alla title-track del disco, registrata dal vivo nel corso dell’ ultima e bollente estate. “Into the sun” poco si discosta, stilisticamente parlando, dal suo recente successore: suoni di cassa ovattati e posti in primo piano, percussioni invadenti, piatti che creano un continuo fruscio e, se non l’aveste capito, una batteria dunque in primissimo piano, assecondata da suoni di rullante abbastanza secchi ma altrettanto sporchi. Chitarre invasate dal Southern Rock, dai Mountain in particolare, meno raffinate di quelle dei contemporanei Firebird di cui però fanno venire in mente i momenti più aggressivi, principalmente dell’ omonimo debut ma anche del successivo “Deluxe”. Poca eleganza, che diventa tutta d’un tratto tanta quando “Freewheel rollin'” (una durata totale paurosa, ma direi che si tratta del capolavoro assoluto del disco: e sentitevi l’assolo finale!) irrompe con la sua lentezza prima pacata, poi d’una pesantezza immensa, pachidermica, senza che però le distorsioni di chitarra cadano nella tentazione fuzziana, quella di trasformare dieci band che suonano dieci stili diversi in altrettanti gruppi comunemente Stoner. Giochi d’etichette che però preferiamo lasciar perdere. I Dixie witch hanno l’ambizione di volersi trasformare poco a poco: si parte con la pesante “Into the sun”, poi viene un pezzo dall’appeal vagamente commerciale, come “Throwin’ shapes”, ed il platter scorre multiforme e godibile sino in fondo. Una band che, con tanta semplicità, è riuscita ad andare molto più in là di chi muore dalle pretese e dalla voglia di imbastire una genialità tale da annichilire i primi Blue Cheer: ennesima riprova del fatto che basta poco per ottenere un qualcosa di valido. Bravi, ma la Small Stone ha prodotto di meglio. No, cari Throttlerod?