Debut album per i Disguise, formazione black metal pugliese che dopo la solita trafila a base di demo decide di autofinanziarsi e sfornare autonomamente e coraggiosamente il proprio esordio discografico. “Human Primordial Instinct” è infatti “semplicemente” un’autoproduzione (anche se non si direbbe assolutamente, vista la cura maniacale del dettaglio e la professionalità dimostrata dalla band in ogni ambito, grafico o sonoro che sia), ed è una vergogna che un gruppo della caratura dei Disguise non possa fare affidamento sullo sponsor di una label o beneficaire di una qualsivoglia distribuzione. Ma questo è lo schifoso mondo del music business ed è così che va: centinaia di aborti musicali galleggiano in acque rosee supportati e stra-venduti da label dal nome altisonante, mentre gruppi a dir poco validi (e in Italia sono davvero tanti…) restano ancora a bocca asciutta. Ma proseguiamo. La parentesi polemica nasce perché mi trovo al cospetto di un disco ottimo, ancora più lodevole se si considera che è un debut, e per lo più autoprodotto. I Disguise definiscono la propria proposta semplicemente black metal, preferendo lasciare all’ascoltatore il compito di farsi un’idea propria sulla loro musica. E la mia idea si è piacevolmente foggiata delineando una figura piuttosto ibrida e bastarda di black metal. Mi spiego: la proposta dei Disguise si risolve sapientemente in un black metal moderno e brutale, corroborato ferocemente da un’impalcatura death metal poderosa, riconducibile ad un muro solidissimo di chitarroni grassi e ad una voce spesso e volentieri deviante verso lidi growling, col risultato che di frequente sembra di trovarsi di fronte ad un gruppo brutal, sulla falsariga dei Behemoth di “Satanica”… E il risultato è devastante! Immaginate il black metal più ricercato e meglio suonato, intendo quello degli ultimi Satyricon, Emperor e Immortal, presentato in vesti sonore potenti e vigorose, e incrociato con la frenesia ritmica e l’assalto frontale tipici del death metal. Ci troviamo comunque di fronte ad una band matura e ben collaudata, che mette in bella mostra una corporatura ben formata e scolpita, riuscendo a restare aliena dai cliché fastidiosi e dalle clonazioni soporifere. La furia cieca dei Disguise è calcolata e “ordinata”: black metal supportato dal bagaglio tecnico e dalla ferocia del death metal, ma che sposando il death non perde nulla della sua perfidia tipicamente black. Voglio dire che, pur se imbrigliate in un lavoro chitarristico ricercato e articolato, compresse in riff martellanti e ritmici, e rese in veste sonica pulita e potente, la freddezza e le dissonanze acidule del black metal nordico non ne muoiono soffocate, anzi restano ben evidenti e pericolosamente operanti. Dunque un black negativo e aggressivo, frontale e brutale ma sostenuto da una buona padronanza esecutivo/tecnica che non fa che migliorare ulteriormente il risultato. La produzione poi enfatizza il muro sonoro eretto dalle monolitiche chitarre immortalandone il macigno ritmico. Le tastiere sapienti sottolineano in maniera succinta e discreta, ma efficace e fondamentale, ogni movimento del disco. La ciliegina sulla torta poi ce la mette il ricco e variegato approccio vocale dispensato da Vastator Mentis, che dietro i microfoni si scatena come bestia feroce: brutale e gutturale dove le frequenti circostanze death oriented lo richiedono, secco e graffiante nelle sfuriate black, lirico ed espressivo a la Attila di “De mysteriis…” nei frangenti più drammaticamente connotati. Da applauso in particolare quest’ultima modalità vocale: un grottesco ringhio inumano che il vocalist sputa odiosamente tra i denti con una certa disinvoltura.
Da notare anche l’intelligente approccio lirico, lontano anni luce dalle ridicolaggini che spesso costellano il mondo black metal. Insomma: si tratta di un debut coi fiocchi, da SUPPORTARE OBBLIGATORIAMENTE. Io vi allego i contatti della band, poi tocca a voi fare il vostro dovere da saggi metallari.