Disfear – Misanthropic generation

Dopo At the Gates, Lock up, The great deceiver, Nightrage e The crown, ecco apparire Tomas “Tompa” Lindberg in un’ altra formazione della scena nordica, quell’ autentico connubio di reminiscenze di grezzo Rock ottantiano, Metal estremo ed Hardcore-Crust che porta il nome dei Disfear. Non lasciatevi ingannare però dalla succulenta presenza in line-up dell’ ex ugola di chi incise “Slaughter of the soul”: Tompa, già reo di aver reso sopravvalutatissimi dischi come “Crowned in terror” (nonostante fino ad allora i The crown avessero già registrato l’ottimo, e sottovalutato, “Deathrace King”, facendo però parlare assai poco di sè), non deve assolutamente rivelarsi un incentivo per l’acquisto, neppur in direzione degli assoluti adoratori del suo personalissimo singing style, oramai annebbiato dal tempo ed assai distante da quel che Lindberg ci propose a metà anni ’90. Il disco dei Disfear (nulla a che vedere con gli abusatissimi stilemi a’la At the Gates, per fortuna) punta su di un mix fra Entombed del loro periodo più rock (soprattutto “Uprising”, ma anche i suoni ignoranti e violenti di “To ride, shoot straight, and speak the truth”), vocalizzi estremi, reminiscenze motorheadiane (udire i riff di “Powerload”, tanto per citare un esempio) e suoni assai distorti, direi provenienti dal Crust, ed abbinati ora a riff metallici, ora ad un Hardcore della nuova scuola, violento e piuttosto banalotto, con puntate qua’ e la’ direttamente nel repertorio degli osannati Discharge. Nulla di più, e soprattutto nulla che gli Entombed non ci abbiano già fatto ascoltare negli ultimi anni: la band ci propone ritmiche quasi esclusivamente di stampo up-tempo, di una semplicità e di un piattume totale, ed una dozzina di brani molto simili fra loro e dalla durata spesso tragicamente contenuta (la formula ‘in your face’ funziona, ma la longevità ne risente e non poco…), una violenza derivante più da mixaggio e distorsioni che dalla sostanza, e in definitiva “Misanthropic generation” si rivela come la peggiore scelta per la quale Relapse, label esaltata dai più per aver portato al successo Amorphis, Nile e mille altri ancora, ha optato nel corso degli ultimi anni. Davvero una pessima idea, e che il caro mercenario Tompa si trovi possibilmente una sola band, anzichè infestare la Svezia e i territori circostanti a suon di collaborazioni, ingressi e uscite da svariate line-up, e dichiarazioni fasulle. Un disco usa e getta, di quelli che puoi comprare solo perchè qualcuno ha orchestrato una line-up dai nomi altisonanti (in questo caso uno soltanto, ma direi che a qualcuno basterà per sganciare una ventina di Euro…), e che al secondo ascolto già ti rivelano tutti i loro grotteschi e numerosi limiti…