Die Apokalyptischen Reiter – Have a nice trip

Sono in pochi oggidì coloro che riescono a crearsi un sound proprio ed a far sì che esso si evolva con il trascorrere degli anni, rimanendo allo stesso tempo coerenti con le proprie radici musicali senza abbandonare il campo precedentemente coltivato. I Die Apokalyptischen Reiter, a mio avviso, fanno parte di questa ristretta cerchia per essere stati capaci di crearsi uno stile personale composto dai più svariati generi, senza però inceppare nella banalità o nella ripetitività. Per chi ancora non fosse a conoscenza del combo tedesco, la loro discografia vanta di una eterogeneità inumana, a partire dal black melodico del bellissimo “Soft & stronger”, passando per il black sinfonico ed ancor più melodico di “Allegro barbaro”, fino a raggiungere l’apice nel 2000 con il mastodontico “All you need is love”, master-piece che unisce un concentrato di death, black, thrash, heavy, epic e folk. Tre dischi immancabili nella collezione di un buon metallaro, tre perle da conservare avidamente. Questa è la situazione dei quattro tedeschi alle porte di “Have a nice trip”, album che ho a lungo atteso e bramato. E quando “il buon viaggio” ha avuto inizio, il testosterone ha raggiunto il limite avendo appurato lo strepitoso stato di forma dei “Cavalieri dell’Apocalisse” sin da “Vier reiter stehen bereit”, il brano di apertura. Ma in pochi minuti l’entusiasmo è divenuto delusione… “Have a nice trip” ha fatto trapelare il nuovo volto della band lasciandomi a dir poco allibito: la potenza e il ‘marciume’ di “Soft & stronger”, il fascino di “Allegro barbaro” e la brutale pazzia di “All you need is love” lasciano il posto ad un prodotto ultra-melodico straripante di brani folk in fedele stile In Extremo, altri ancora con massicci inserimenti Hardcore, sino ad addentrarsi con la spagnoleggiante “Baila conmio” in territori più vicini al flamenco che al metal. Per non parlare di “Ride on”, puro metal-core strarisentito e abusato, o della folkeggiante a tratti hardcore “Du kleiner wicht” che sembra unire gli irlandesi Cruachan agli statunitensi Living sacrifice, o per concludere in bellezza la cover di “Master of the wind” dei Manowar, lasciata immutata rispetto alla versione originale con la speranza di esaltare le doti vocali di Eumel, a dir poco vergognoso se confrontato con Eric Adams. Il declino si appura con facilità, la voglia di buttare sul mercato un disco commerciale per la sua malleabilità che spazia da sonorità moderne al folk più scontato e privo di iniziative, ha fatto divenire anche i Die Apokalyptischen Reiter un fenomeno che punta più ad un audience molteplice che alla coerenza con le sue origini. “Have a nice trip” è, almeno nei confronti di chi scrive, un insulto al fastoso passato, fiducioso di poter trovare uno sbocco nella via del successo immedesimandosi negli In extremo rivisti in chiave moderna. Un passo sbagliato, che vede spegnersi in me la speranza di trovarmi davanti ad una band matura ed incontaminata da ciò che domina i mercati attualmente. Buttatevi su “All you need is love” e godete, quello che viene dopo è solo un gruppo di illusi milionari…