Abbandonata dai Leng tch’e per cause di forza maggiore (un contratto sotto Relapse fa gola a chiunque), la nostrana The Spew riparte dal promettente vivaio death metal scoprendo e prendendo sotto braccio una formazione di mostri svedesi, cinque nuovi volti ventenni da tenere rigorosamente sott’occhio. Nasce così il debut dei Deviant, un concentrato di violenza smussato da apporti melodici che non nasconde le svariate influenze, dal classico riffing dei Morbid angel al contrasto tra melodia e potenza dei Kataklysm, dagli stoppati cari ai Malevolent creation alla furia tecnica degli Spawn of possession, senza dimenticare il versante svedese. Ce n’è per tutti insomma, e in particolare per chiunque non veda di buon occhio dischi unidirezionali e privi di colore. Ottima produzione, tecnica innata, maturità e padronanza nel songwriting nonostante la giovane età: capolavoro? No, o meglio, non ancora. Le dieci tracce che compongono “Larvaeon” convincono e coinvolgono, tuttavia a causa di qualche elemento non facilmente individuabile – forse gli inserimenti melodici non sempre riusciti o qualche riff di minore presa – non si riesce a passare dall’intaccabilità alla (teorica nonché utopica) inattaccabilità della proposta. Un più che promettente inizio dunque, affiancato da nomi di rilievo (The Spew come etichetta e Peter in de Betou alla masterizzazione) e presentato con un artwork professionale. E se lo scenario di devastazione è questo dopo un solo full e con pochi anni alle spalle, non oso immaginare cosa potrà riserbarci il futuro. Davvero un esordio coi fiocchi, che fa impallidire molte formazioni ingiustificatamente osannate.