Darkthrone VS. Satyricon – I nuovi album

Darkthrone– “The cult is alive” VS Satyricon – “Now, Diabolical”

Come si fa a non essere di parte quando si parla dei Darkthrone? Loro sono la principale influenza dell’80% (senza esagerare) dei gruppi e gruppacci che infestano la “scena” Black Metal mondiale, i loro primi 3-4 dischi sono nella top ten di tutti i blackster del mondo (o almeno così dovrebbe essere, in un mondo perfetto), inoltre si sono sempre astenuti dal fare dichiarazioni imbecilli e hanno sempre solo parlato con la loro musica. Ed è per questo che, come direbbe la mia amica Vanessa (gran donna! n.d. Marco “Dark Mayhem” Belardi), da loro accetterei (e comprerei) un disco in cui incidono solo rutti e scorregge, strada che sta intraprendendo il vecchio Nattefrost, peraltro. E i Satyricon? Impossibile per qualunque metallaro prescindere da Dark Medieval Times, ma soprattutto da The Shadowthrone (ma anche da “The forest is my throne”, per quanto mi riguarda).

Tuttavia entrambi questi mostri sacri sono stati molto criticati per le loro ultime uscite discografiche… non suonano più evil come una volta, dicono i blackster. Sturatevi le orecchie, dico io. Sia Satyr che Fenriz, e i loro relativi compagni di merende, non hanno più 19 anni, e il loro sound si è fatto in qualche modo più maturo; è chiaro che l’atmosfera che i loro capolavori ci hanno regalato non tornerà mai più, ma sarebbe artefatto e finto che “The cult is alive” suonasse come “Under a funeral moon”, io credo. E quindi? Evoluzione. O meglio, involuzione. Ascoltando gli ultimi lavori dei norvegesi più cattivi del mondo è più che palese una tendenza a tornare alle radici, ma non le radici del proprio personale sound, le proprie radici personali, che probabilmente sono rappresentate dalle band che hanno fatto innamorare S. Wongraven e G. Nagell del rock e del metal: Celtic Frost (soprattutto per i Darkthrone), Venom, Motörhead, ma anche Sarcofago (notate la maglietta di Nocturno Culto nel booklet) e via discorrendo. E’ un caso? I Darkthrone sono quasi dieci anni che suonano come i Celtic Frost, Abbath (ex-Immortal) ora ha una cover band dei Motörhead, i Satyricon vagano in cerca di un’ identità sonora precisa, ma si spostano decisamente verso le “radici” di cui sto parlando. Da queste premesse nascono i due nuovi parti di Darkthrone e Satyricon. “The cult is alive” riprende il discorso di “Sardonic Wrath”, forse con un po’ meno di Celtic Frost e un po’ più di Motörhead, ma il succo è quello: un disco grezzissimo e volutamente a-tecnico (perché è pur sempre Darkthrone), ma nello stesso tempo oscuro e cattivo (perché è pur sempre Darkthrone). Ottime canzoni che potrebbero stare su “Sardonic Wrath” come il manifesto culturale ‘Too old, too cold’ si alternano con pezzi dal sapore decisamente rock’n’roll come ‘Graveyard slut’, nella quale Nocturno Culto cede il microfono a Fenriz. E infine ci sono canzoni come ‘Whisky funeral’, che secondo me rappresentano appieno la dualità che l’espressione “evil rock” coniata dai nostri vuole significare.

Parliamo invece di “Now, Diabolical”. “Rebel Extravaganza” aveva diviso il pubblico in sostenitori e detrattori, mentre “Volcano” non era piaciuto quasi a nessuno (neanche a me, per la cronaca). C’è da dire che però in “Volcano” c’era ‘Fuel for Hatred’, che era molto rock’n’roll, e si lasciava ascoltare, e magari quando si è in macchina con il cd nel lettore 2-3 volte di fila la si può anche sentire, magari scapellando anche al semaforo. Quello che secondo me manca a Satyr e Frost è una vera e propria identità: c’è la voglia di sperimentare, c’è l’istinto “back to the roots”, ma manca una direzione precisa come quella intrapresa dai connazionali co-protagonisti di questa dissertazione. La questione secondo me si sta in parte risolvendo, e ‘Now, Diabolical’ ne è la prova: si va in direzione Motörhead, come testimoniano le stupende “K.I.N.G.” e la title-track (il pezzo migliore dell’album, sicuramente). Quello che manca però è la continuità, infatti nella seconda metà del disco i Satyricon sembrano perdere il filo del discorso, e vengono fuori tracce che non sono né carne né pesce, come ‘The rite of war cross’. Infine che dire di “To the mountains”, che ricorda fin troppo i loro vecchi dischi? Perché è stata inserita, dato che non c’entra pressoché nulla con il resto del disco? Si potrebbero azzardare ipotesi un po’ velenose, ma preferisco lasciar perdere. Conlusione: i signori del male sono tornati, e i loro dischi si devono avere punto e basta. Se si dovesse scegliere, per quanto mi riguarda vincono i Darkthrone, ma “Now Diabolical” è comunque un disco da sentire, anche solo per la bellissima traccia omonima. A voi l’ultima parola…