Compos mentis – Quadrology of sorrow

Tracklisting:

1- Divine wrath
2- Beyond salvation
3- Visions of tragedy
4- Till the end of eternity

La scena death metal europea ha visto, negli anni novanta, un notevole distaccamento da quelli che sono considerabili i canoni medi del genere. La melodicizzazione del sound, avviata radicalmente dai tempi dei primi At the gates e dai Carcass, ha visto le coordinate del genere decentrarsi ulteriormente e trovare una forma in grado di generare un qualcosa di realmente nuovo e quasi totalmente distaccato dal concetto di death che si potrebbe decifrare analizzando la scena americana. Questo è quanto avvenuto in massa in Scandinavia, e comunque genericamente nel nord dell’Europa. E dopo l’ondata di band di culto quali Dark tranquillity o At the gates, è venuto il turno dei finnici Kalmah, degli Eternal tears of sorrow, e di molti altri. E’il caso dei danesi Compos mentis, band in attività sin dal 1996 che vede l’età media dei suoi componenti aggirarsi intorno ai ventuno anni. Il gruppo, ancora oggi giovanissimo, si esprime attraverso un death melodico prettamente riferito al sound svedese più malinconico, ovvero ai Dark tranquillity del periodo “Skydancer” – “The gallery”. La base è questa, arricchita da una componente quasi gotica carica di rimandi a gruppi quali gli Eternal tears of sorrow o i primissimi Amorphis (specialmente quelli di “Tales from the thousand lakes”). Le tastiere hanno un utilizzo quasi strettamente atmosferico, sono in maniera sovente accompagnate da leads chitarristici di grande impatto, ma ciò che manca alla band è la presenza di una maggiore varietà nei piani musicali presentati, in quanto le velocizzazioni sono spesso rare, ed alcune delle parti riflessive sono a tratti prolisse (vedi “Visions of tragedy”). Il disco ricopre tuttavia il concept dei testi, legati fra loro e basati su tematiche tristi e drammatiche. Da sottolineare, le ottime due tracce poste in apertura a “Quadrology of sorrow”, ovvero “Divine wrath” e la successiva ed aggressiva “Beyond salvation”. Tuttavia, nonostante incastri eccezionali fra parti teatrali, cariche di arpeggi ed intermezzi tastieristici di ottima fattura e momenti più aggressivi, l’impressione che ho è che al sound della band manchi ancora qualcosa, specie in relazione ad una certa varità relazionata alla maniera con la quale il gruppo viene ad esprimersi musicalmente. Il lavoro è comunque di buona fattura.