Ciompo Rock – Skeletri

Cover
Tracklist
1 – Guardami
2 – Etnica
3 – Blues
4 – La mia anima
5 – Scuse
6 – Superpornolive
7 – Whole lotta Rosie
8 – Born to be wild
Recensione
Genere: Thrash metal

Dopo essermi avvicinato ai Ciompo Rock osservandone le prestigiose gesta “On stage” in occasione di un concerto suonato di spalla agli Eldritch – in cui questi, peraltro, erano rimasti annichiliti dal suono e dalla potenza dei loro supporters – , vengo finalmente ad assaporare una prestazione su disco di questa incredibile e coraggiosa formazione toscana. Il termine “incredibile” e la motivazione per cui l’ho inserito nella frase sovrastante li spiegherò più avanti. Il “coraggio”, invece, sta nel fatto che il Thrash proposto dai Ciompo Rock mantiene in sè un sapore prettamente legato al Rock italiano, dettato dal cantato in lingua madre del singer Gera, carismatica e dinamica voce che passa con semplicità disarmante da un singing style pulito e prettamente Thrashy sino al growl forzato, gutturale, brutale. Ciò che mi ha fatto nominare il Rock nostrano, tuttavia, è l’impostazione del singer, visibilmente influenzato da tale corrente ed abile nel ribadire l’efficacia – tanto trascurata – di questo linguaggio in ambito Metal. Passiamo oltre: il Thrash metal proposto dai Ciompo Rock è dannatamente moderno, inculcato a regola d’arte nei Nineties, e non influenzato dagli anni ottanta, il cui Thrash – in larga gamma – ha risentito parzialmente del precedente avvento della New wave of British Metal (vedi la scena speed primordiale di Agent steel e soci). Dimenticate il passato, e volgete la vostra memoria a due nomi: Pantera ed Overkill, considerando tali bands in periodi ben distinti e contrassegnati da lassi temporali precisi. Per quanto concerne i primi, il chitarrismo di Diamond “Dimebag” Darrell ha invaso a macchia d’olio quello dell’abile Danilo, senza che il suo inconfondibile e spigoloso stile sia venuto a togliere personalità a quest’ultimo, in ogni caso ricco di inventiva nelle sue soluzioni six strings based. E’evidente anche una netta matrice hard rock, culminante nel tumulto finale, caratterizzato da un tributo stilistico incredibile agli Ac/Dc e dalle cover di classici del rock quali “Whole lotta Rosie” e la maggiormente celebre “Born to be wild”, ma apparente su tutta la durata del lavoro, in cui Heavy Metal di vecchia data (in particolare quello Americano), Thrash e Rock confluiscono in maniera torrenziale a formare un fiume di idee dall’impeto indescrivibile. Emozioni che si susseguono, un songwriting che esplode per la sua duttilità, ed i Ciompo Rock camminano sul velluto, producendo però un risultato dalla pesantezza colma di maestria, abilità, esperienza. Per quanto riguarda gli Overkill, in quanto li ho citati, mi riferisco particolarmente a due cose: la prima consiste nel sound successivo a “W.F.O.”, storico disco celebre per perle quali “What’s your problem” e “Bastard nation”. I Ciompo Rock, soprattutto per il bassismo di Degli, simile a quello di D.D. Verni per pesantezza ed impostazione ritmica, tendono ad accostarsi molto alla band di Bobby Ellsworth, tributata anche dalla teatralità eclettica del cantato di Gera, totalmente differente da quello del noto singer Newyorkese, ma spesso simile per espressività ed interpretazione. Gli Overkill vengono seguiti anche per quanto concerne il suono chitarristico, spesso riferito al periodo “W.F.O.” – “From the underground and below” (ovvero il periodo 1994-1997). Ammirabili anche i testi, seri, critici, ma spesso dotati di un sarcasmo incredibile, come quello che sprizza dalla storia sulla droga che caratterizza le tematiche della song “Scuse”, quinta traccia del lavoro. Mettersi a catalogare i pezzi suddividendoli fra “buoni” e “cattivi” sarebbe uno spregio nei confronti della band: il lavoro va ascoltato per intero, è apprezzabile sin dai primi ascolti, e vi assicuro che non vi annoierà anche in seguito. Infine, emerge un incredibile sapore bluesy – non mi riferisco alla quasi omonima song – che fa pensare moltissimo alla scena Southern americana, con qualche riferimento al possente Doom del nuovo Millennio – ma pur sempre di origine e venatura Sabbathiana – dei Down di Phil Anselmo. Niente scopiazzature, credetemi: ho cercato solo di far riferimenti generali a nomi e band, ma i Ciompo Rock, dinanzi ad una scena italiana traballante e dominata dall’ozio e dalle concorrenze, producono materiale totalmente proprio, vigoroso e sul quale possono puntare con orgoglio e dedizione. See you on Stage!