Dite quello che volete: non saranno piu’attitudinalmente una band black metal, avranno perso tutta la malignita’ dei primi due lavori (tra cui cito il memorabile e sottovalutato Stormblast), saranno diventati una band alla portata di tutti, ma ogni volta che esce un disco dei Dimmu borgir musicalmente esce sempre qualcosa di veramente grande. E se il precedente e fortunato “Spiritual black dimension” aveva un neo nella produzione, questa volta ci troviamo dinanzi ad un lavoro uscito dai Friedman studios, sinonimo di qualita’. Le aspettative, in effetti, sono state tutte superate. Ogni singolo suono inserito dai 5 norvegesi (piu’ Nick Barker,noto drummer inglese arrivato dai rivali diretti Cradle of filth) in questo disco e’pulito ed avvertibile nelle intricate composizioni arricchite dalle orchestrazioni di Mustis e da quelle dell’Orchestra di Goteborg (che ha collaborato al fine di rendere le parti sinfoniche del tutto reali e non nate da samples). Se dovessi descrivere la nuova veste sonora dei Dimmu borgir, direi che si tratta di un thrash/black con drum parts ancor piu’brutali e precise di quelle a cui Tjodalv (che era comunque un ottimo drummer, forse poco fantasioso rispetto al nuovo arrivato Nicholas…) ci aveva abituato. Il disco offre brani melodici come l’ottima “Kings of the carnival creation” o “Hybrid stigmata”, pezzi brutali come “Indoctrination” o “The maelstrom Mephisto”, esperimenti quale “Puritania”, che lega industrial e riff tipicamente di ispirazione Death metal, e pezzi ricchi di cavalcate thrash come l’ottima “Absolute sole right”. Un must per chiunque ami il metal estremo senza pero’aspettarsi nulla di conservatorio, questo “Puritanical euphorical misanthropy”, disco che forse fra 10 anni verra’ricordato come un punto fermo di questo movimento di black sinfonico che tanto ha mosso critiche dal 1994 ad oggi. Vi starete domandando se questo disco ha difetti……la risposta e’che sinceramente c’e’ un certo eccesso di parti sinfoniche (sebbene le chitarre siano aggressive e vantino di un suono magnifico, arricchito dalla prova di Galder, dagli Old man’s child) , e forse viene un po’di nostalgia se si pensa alla band di 5-6 anni fa, quando magari stava suonando dal vivo anthems al black metal come Stormblast o Gud Fortapelse. Ma non importa, attitudine a parte, la musica suonata dal combo norvegese e’di ottimi livelli e merita davvero il successo che ruota attorno al nome dei Dimmu Borgir. Da avere…..