Theatre of tragedy

Se dovessimo valutare l’importanza di un gruppo in base al numero di “figli” (bands e relativi album) generati indirettamente, allora i Theatre Of Tragedy sono uno di quei gruppi che meritano l’aggettivo “seminale” . Certo, perche’ le miriadi di band odierne a doppia voce (maschile e femminile) che hanno numericamente dominato la scena Gothic Metal per un po’ di tempo (e ancora adesso, solo che magari ora stanno variando la propria proposta) devono la propria esistenza ai Theatre Of Tragedy !
Dopo un Demo nel 1994, provenienti dalla Norvegia (Stavanger per la precisione, da dove poi usciranno tantissime band) , debuttano nel 1995 con il loro primo album omonimo (Theatre Of Tragedy appunto). La loro proposta innovativa consiste sostanzialmente in una reinterpratazione del Doom : chitarre pesanti e incisive che fanno scaturire accordi che persistono per lungo tempo nelle orecchie dell’ascoltatore, tempi lenti, assenza di assoli di chitarra, basso incisivo che accompagna la chitarra (scelte che li accomunano ad altri Norvegesi, i Third And The Mortal che nel 1994 avevano fatto uscire Tears Laid In Earth), e in piu’ le loro aggiunte “personali” : un tastierista (o meglio pianista) con un grande tocco ‘romantico’ , Lorentz Aspen , violini quando necessario e la doppia voce, una maschile in growl e una femminile eterea e angelica. Queste due voci sono Raymond Rohonyi (con un growl a mio parere non perfetto, ma molto profondo e versatile) e la voce angelica del Gothic per eccellenza, Liv Kristine. Queste voci si intrecciano tra di loro con una combinazione di grande impatto, anche grazie ai testi , scritti tra l’altro in un Inglese scespiriano e a tratti quasi impossibile da tradurre appieno (ma comunque molto belli e che comunque andranno a formare gran parte del ‘linguaggio’ e dell’ ‘immaginario’ Gothic usato dalle band successive), che assumono due forme : la Play (cioe’ il dialogo, la “scena” da rappresentare nel Teatro Della Tragedia) o il monologo (o soliloquio). Viene cosi’ creato il Beauty & The Beast Metal (qualcuno lo chiama cosi’) !
Andando poi ad ascoltare il loro primo album, devo dire che e’ un ottimo lavoro : raffinato, emozionante, suonato e cantato bene. Cercando poi di passare “attraverso” la matrice Doom (resa benissimo : accordi come macigni e cadenze ipnotiche e a volte anche accelerazioni accompagnate dal growl ), l’album sa essere anche molto vario dopo i primi ascolti : si passa dalla prima canzone (An Hamlet For A Slothful Vassal), una sorta di inno costruito sull’intreccio di voci, alla seconda (Cheerful Dirge), un monolite doom, a Hollow Hearted Heart Departed, quasi una ballad, a …A Distance There Is , bellissima canzone per pianoforte e voce femminile (un capolavoro). Meritano una menzione speciale il piano (un tocco stupendo) e la voce di Liv (gia’ sufficiente per acquistare il disco). Difetti ? Qualcuno ce n’e’ : e’ un album difficile per chi non e’ abituato a certe sonorita’ , ci vogliono molti ascolti per apprezzarlo appieno,a orecchie inesperte puo’ sembrare ripetitivo (anche se a tratti lo e’ veramente) ed e’ difficile ascoltarlo con attenzione tutto d’un fiato. Ma sono difetti minimi , la qualita’ ed il valore storico rimangono comunque ad alti livelli !
Nel 1996 i Theatre Of Tragedy pubblicano il loro secondo album : Velvet Darkness They Fear , altro caposaldo del genere (e qua vengono creati nuovi topos del gothic : la rosa, la donna nuda in copertina , i temi trattati … indimenticabile la frase << … misery thee ?!? Rather misery me ! >>). E correggono un po’ il tiro : la matrice Doom c’e’ ancora, ma e’ un po’ piu’ difficile da individuare ,aleggia qua e la’, e il disco ha un suono piu’ denso di strumenti , un arrangiamento piu’ equilibrato , e’ piu’ raffinato e , a tratti, e’ anche piu’ ballabile (un po’ piu’ filante insomma). La voce di Liv e’ sempre grandiosa e le linee vocali si intrecciano ancora meglio che nel primo album (come nel duetto di Fair And Guilin’ Copesmate Death). E’ ballabile, dicevo, filante, la batteria e’ piu’ presente e tiene un tempo ed una cadenza piu’ veloci e alcuni brani sono quasi rockeggianti (come Der Tanz Der Schatten cantata in Tedesco oppure On Whom The Moon Doth Shine) e nonostante tutto il Doom fa capolino qua e la’ in alcuni ritornelli, nell’atmosfera generale, nelle chitarre e in alcune intere canzoni (come in Fair oppure in gran parte di Black As The Devil Painteth). Album quindi stupendo, superiore e fondamentale !
Anno di pausa il 1997 per i Theatre Of Tragedy, che tuttavia pubblicano un Mini intitolato A Rose For The Dead, da menzionare perche’ le canzoni in esso contenute non sono presenti sugli LP . Gli altri Mini pubblicati nella loro carriera sono o semplici singoli o addirittura club remix (a mio parere assolutamente inutili o addirittura da evitare). Su A Rose For The Dead da segnalare la versione in Inglese di Der Tanz Der Schatten (qua intitolata As The Shadow Dance) e altre tre canzoni tra cui la cover di Decades dei Joy Division.
Nel 1998 avviene la svolta : Aegis , album totalmente diverso da cio’ che era stato fatto prima dalla band. I motivi di questa svolta non si conoscono di preciso … forse perche’ band seminali come i Theatre Of Tragedy sono destinate a creare nuove strade musicali e lasciare che altre band le portino a definitivo compimento (come avverra’ quando i Tristania comporranno il capolavoro Widows Weeds), forse perche’ avevano capito che la loro ricetta del Gothic/Doom rischiava di saturarsi in fretta, forse perche’ Velvet e’ un gran capolavoro che poteva sembrare insuperabile, forse perche’ volevan far altro, forse perche’ il growl di Raymond era in panne … Comunque sfornano Aegis … ed e’ di nuovo capolavoro !!!
Lo stile e’ completamente cambiato : la presenza del Doom e’ stata ulteriormente ridotta (ora rimane solo nella cadenza di molti brani o nella incisivita’ degli strumenti , tuttavia in alcuni ritornelli il Doom viene a galla facendoti ruotare la testa, come ad esempio in Venus). Ora ci troviamo in presenza di un Gothic Metal influenzato notevolmente dal Dark (il Dark Rock), tuttavia e’ ancora senza ombra di dubbio Metal, per la massiccia presenza degli strumenti (da segnalare gli arrangiamenti e la produzione, come le chitarre, la tastiera e la batteria … bellissimi i colpi all’inizio di Poppea) e la loro maggiore ‘pesantezza’, il tempo di esecuzione (il Dark ha un tempo diverso, qui nonostante la tendenza rockeggiante i tempi sono piu’ lenti e cadenzati diversamente), la quasi assenza dell’elettronica. Simil-Dark e’ la voce di Raymond, pulita (non piu’ growl) , e di tono basso … una forma di cantato che gli e’ congeniale. Liv canta ancora benissimo e in Aegis e’ dimessa, concentrata, ‘mistica’ ….. perfetta ! I pezzi sono decisamente ballabili ed emozionanti, in un club non sfigurererebbero . (ma ballabili non significa sfrenati o veloci … attenzione !)
8 canzoni (10 se versione digipak e giapponese), ognuna con un nome di donna, ognuna con un’atmosfera diversa. Il riferimento e’ alla Grecia Antica, non pero’ nella sua parte piu’ pomposa ed epica (stile VirginSteele) diciamo dorica, ma alla parte piu’ misterica e raffinata (diciamo ionica). Un’ esperienza mistica, piena di tocchi di classe : come il canto delle baccanti di Liv in Bacchante, o come il ritornello di Venus, che con il suo crescere mi ricorda il sorgere di Venere stessa dalle acque , come nel quadro di Botticelli. Vestitevi di un mantello nero, spegnete le luci , mettete le cuffie e godetene tutti … un disco perfetto e senza difetti !
Gran parte del trend gothic-rock/metal moderno (HIM, Lacuna Coil) secondo me e’ originato da Aegis ,pur rimanendo Aegis a mio parere una spanna sopra. E dopo tutto questo … anno 2000 … Musique . Altro cambio di stile … stavolta totale … ma qua a mio parere in peggio … e gran disappunto da parte di molti fan (molti dei quali, a dir la verita’ non avevano gradito nemmeno Aegis … ma forse con il tempo hanno capito …. ma con Musique e’ un altro discorso). Il tentativo e’ quello di creare una musica adatta ai club, con un ampio uso dell’elettronica (anche se in maniera un po’ ingenua) ma anche degli strumenti ‘soliti’ (chitarra,basso,batteria). Quindi avviene un cambio di stile, di immagine (ora si pensa alla modernita’, alle macchine, all’interazione uomo-macchina, al futuro) , e la line-up viene ridotta. L’idea non sarebbe malaccio … solo che non viene realizzata a dovere ! Innanzitutto non mi piace la voce di Raymond : ora viene realizzata tramite un filtro e sembra quella di un robottino e a lunghi tratti stanca con la sua inespressivita’. Tuttavia i ritornelli delle canzoni sono molto belli e ti ‘prendono’ letteralmente e inoltre Liv e in grado di reggere da sola tutta la baracca, con una voce sempre stupenda, ma stavolta diretta ed esuberante … forse il punto debole e’ proprio Raymond (infatti in Image non canta, e Image e’ una canzone a mio parere riuscita). Molto buona la batteria e incisive le chitarre. Un disco quindi leggero e senza troppa profondita’, pero’ in alcuni frangenti puo’ essere godibile , con canzoni come Image, Radio, Crash Concrete, Fragment.