SUFFOCATION

Effigy of the forgotten (1991)

Corre l’anno 1991 quando i Suffocation danno alla luce il loro primo full lenght, che segue il demo Human waste dello stesso anno. Non ci sono molte parole per descrivere questa pietra miliare del death e del brutal: pesante, veloce, incazzato, grezzo. Classici mid tempo thrasheggianti si alternano a sfuriate mostruosamente brutali, o a parti lente e intricatissime. Brutal classico, senza tregua, ma mai banale. La coppia Hobbs/Cerrito sforna una quantità industriale di riff tecnicissimi e imprevedibili, Frank Mullen da dietro il microfono ci calpesta con la sua voce inumana, il resto lo fanno Josh Baron al basso e l’impressionante batterista di colore Mike Smith. Pezzi come Liege of inveracity, Infecting the crypts o la stessa Effigy of the forgotten sono diventate subito classici del brutal grazie alla loro maestosa violenza e complessità. Esatto complessità. Perchè questo è il tema portante di ogni traccia dei Suffocation, canzoni lunghe, cambi di tempo ripetuti, a volte disarmanti, e tecnica spaventosa fin da questo primo album. Ad arricchire ulteriormente questo capolavoro troviamo inoltre due song (Reincarnation e Mass obliteration) nelle quali le back up vocals vengono performate da niente di meno che George “Corpsegrinder” Fisher (attuale growler dei Cannibal corpse, allora nei Monstrosity). Probabilmente il disco a cui sono più affezzionato dei Suffocation, questo Effigy of the forgotten li ha subito catapultati nell’olimpo di quelle poche band che hanno saputo cambiare e influenzare la storia del death metal. Da avere.

Voto: 9/10

Breeding the spawn (1993)

Due anni dopo l’esordio tornano i 4 Newyorkesi con questo Breeding the spawn. Qualcosa è cambiato: inanzitutto l’ingesso nel combo del virtuoso Chris Richards al posto del pur ottimo Josh Baron, ma soprattuto il passaggio di etichetta dalla R/C alla più blasonata Roadrunner. Per quanto riguarda il cambio di bassista il miglioramento è subito evidente, e gli incredibili giri di basso presenti in queso album fanno passare la voglia ai neofiti di cimentarsi sullo strumento. In quanto al cambio di label invece è insipiegabile il clamoroso peggioramento del suono, molto meno incisivo del debutto, ma che risulta essere l’unica micro pecca di questo album. L’accoppiata iniziale Beginning of sorrow/Breeding the spawn vale da sola il prezzo del biglietto: la prima senza respiro dall’inizio alla fine pur variando molto in tempo e riffs, la seconda ancora più intricata e complessa. Continua l’evoluzione dei Suffocation che in questo secondo lavoro aggiungono ancora più tecnica, fantasia e complessità a quanto già fatto vedere nel debut. Oltre alle prime due stupende tracce troviamo canzoni quali Epitaph of the credulous o Prelude to repulsion che sono veri e propri capolavori di complessità violenta, in cui ancora una volta il duo Cerrito/Hobbs tessono trame clamorosamente intricate. Signori questo è il brutal per eccellenza, e i Suffocation si confermano tra i massimi esponenti insieme ai Cannibal Corpse. Un disco da possedere, nonostante il suono ne sminuisce leggermente la qualità. Indiscutibile il valore tecnico e storico. Fatelo vostro.

Voto: 8/10

Pierced from within (1995)

E’ veramente difficile commentare un album come Pierced from within. Difetti: non pervenuti. Pregi: troppo poco spazio per elencarli. Cercherò comunque di descrivervi oggettivamente questo capolavoro assoluto di musica estrema. Innanzitutto un elogio particolare al suono mostruosamente pesante e pulito che finalmente rende giustizia ai quattro. La pesantezza e la maestosità di una montagna con la velocità inarrestabile, ma controllata, di un treno a gran velocità. Il tutto creato con riff al limite del inconcepibile. Geniali. Quanto già fatto vedere nei primi due album viene qui amplificato, aumentato, ricamato e vomitato in faccia all’ascoltatore. La sensazione di assoluto controllo che si ha in tutto l’album è disarmante per un semplice motivo: la mostruosa complessità e la difficoltà di esecuzione non intaccano assolutamente lo scopo di un album brutal, e cioè colpire, far male, rovinare tutto ciò che si incontra al proprio passaggio. Ed è proprio quello che fanno i Suffocation, si servono della loro smisurata tecnica e genialità non per renderle fini a se stesse, ma per essere parte di un tutt’uno che non lascia il tempo di riflettere e ragionare, il tutto restando incredibilmente nella forma-canzone. Si perchè non è solo il complesso che colpisce, ma la singola personalità di ogni traccia, che però non si discosta minimamente dal universo pesante come il piombo che viene a crearsi con l’ascolto del disco. Non c’è altro da dire, ascoltatelo. E poi ancora. E ancora… E ancora…

Voto: 9/10

Despise the sun (EP) (1997)

Ultima fatica dei 4 statunitensi prima dello scioglimento. Questo mini comprende 4 nuove song più il rifacimento di Catatonia già presente sul primo demo Human waste del 91. Dopo un’uscita come Pierced from within era difficile riuscire a concepire qualcosa di meglio, ma i Suffocation ce l’hanno fatta. Più diretto e violento del precedente album questo Despise the sun riesce ad aumentare ulteriormente la mia stima nei cofronti di Doug Cerrito e soci. L’opener Funeral inception è una delle song migliori nel death in assoluto, che puo essere affiancata ai capolavori come Hammer smashed face o Pierced from within. Il fatto è che tutte e cinque le song qui presenti sono capolavori. Quanto creato su Pierced from within viene velocizzato e appesantito da un suono ancora più granitico, e soffermarsi sulle singole tracce è superfluo. Questo canto del cigno segna la fine di una carriera breve ma senza pecche o cali di qualità. I Suffocation hanno tracciato la via a molti gruppi che si cimentano nel brutal, e forse nessuno è mai riuscito a raggiungere i loro standard. Sciolti all’apice della loro carriera, all’apice di un’evoluzione incredibile, abbandonano la scena lasciando l’amaro in bocca ai loro fan, ma avendo dato tantissimo all’evoluzione della stessa. Fondamentali. STAY BRUTAL!