Siamo nel 1967 quando il cantante Ozzy Osbourne decide, assieme ai suoi commilitoni dei Rare Breed, Geezer Butler e Jimmy Phillips di formare con il chitarrista Frank Anthony Iommi e il batterista Bill Ward una blues based band.
La formazione inglese prese il nome di Polka Tulk, su idea di Ozzy che aveva rubato quel nome ad una marca di borotalco. In precedenza, Ozzy dopo essere uscito dal carcere (aveva commesso qualche furto) aveva deciso fermamente di diventare un cantante, entrando negli Approach prima e nei Rare Breed poi. Geezer Butler suonava inizialmente la chitarra, cosi’ come Tony Iommi, che conobbe il futuro batterista sabbathiano, Bill Ward, nei Mithology, una band blues.
I Polka Tulk inoltre annoveravano un sassofonista, noto semplicemente come ‘Acker’. Geezer Butler, chiuso dai due chitarristi Phillips e Iommi si dedicò a tempo pieno al basso. Dopo qualche tempo, Phillips e Acker non furono ritenuti in grado di potersi proporre a buoni livelli (a quanto dicono gli stessi sabbath ‘they were totally shit’), cosi’ la band continuò con quattro membri, cambiando nome in Earth.
Nel 1969 Tony Iommi fu contattato dai Jethro Tull per una serie di concerti, e decise di abbandonare gli Earth. A Ian Anderson, leader dei Tull, non piacevano i cappelloni fumatori di marijuana (almeno cosi’ dice Iommi), per cui la carriera del chitarrista nella nuova band fu brevissima.
Tornato negli Earth, Iommi divenne il vero e proprio leader della band, costringendo gli altri membri a lunghe sedute negli studi. Gli Earth suonavano in un club vicino ad un teatro adibito a cinema dell’orrore, e una sera Iommi si chiese ‘non e’ strano che la gente paghi per andare a vedere film spaventosi? Perché non facciamo della musica spaventosa?’. Su idea di Geezer Butler (o di Ozzy, qui le voci in capitolo sono varie) la band cambiò nome in Black Sabbath, prendendo spunto da un film degli anni 30 con Boris Karloff, la cui locandina si puo’ ancora trovare su www.black-sabbath.com, sito ufficiale della combo.
All’epoca Geezer Butler era un fanatico dell’occultismo, tanto che fece dipingere le pareti della sua stanza di nero, riempiendole di croci rovesciate. A quanto racconta il bassista, una notte si svegliò vedendo una figura nera ai piedi del letto, spaventandosi a morte e decidendo di cambiare rotta.
L’esperienza di Butler portò alla scrittura di Black Sabbath, l’inno nazionale della band, come afferma Bill Ward. Firmato un contratto con la Vertigo, i Black Sabbath iniziarono un tour europeo, a metà del quale furono interrotti perché la compagnia discografica intendeva portarli in studio per registrare il primo album. Registrato in soli due giorni (questo il tempo concesso dalla Vertigo), Black Sabbath uscì in Inghilterra il 13 Febbraio 1970, suscitando feroci polemiche per l’artwork. La Vertigo infatti, a totale insaputa della band, decise di stampare il booklet dandogli la forma di croce rovesciata, il che mandò su tutte le furie gran parte della critica e gli stessi Sabbath. Ad ogni modo si tratta di un album quasi blues, fondamentale per capire l’evoluzione del rock e la grande innovazione portata dallo stile di Iommi.
L’album ottenne una pubblicità insperata, balzando all’ottavo posto nelle charts britanniche, mentre la band cambiava manager da Jim Simpson a Patrick Meehan, che in seguitò causerà grandissimi problemi legali. I Sabbath inoltre firmarono un contratto con la Warner Bros per 750000 $.
Verso la fine del 1970 i Black Sabbath registrarono il loro secondo album, che si sarebbe dovuto intitolare War Pigs (o Walpurgis, prima versione della canzone) su idea di Butler. Commissionato l’artwork per War Pigs i Sabbath registrarono un ulteriore canzone per ‘riempire lo spazio’, la leggendaria Paranoid. La compagnia discografica a questo punto decise di cambiare il titolo dell’album in Paranoid, lasciando l’artwork invariato e rilasciando anche un singolo della title track.
L’album balzò in testa alle classifiche britanniche, mentre Paranoid giunse sino alla quarta posizione tra i singoli, attirando una schiera di fan giovanissimi. Effettivamente Paranoid e’ uno dei migliori album nella storia della musica (non solo del metal o del rock, cari poppettari madonnari ascoltatevelo).
Nel 1971 fu la volta di Master of Reality, album estremamente pesante per l’epoca , con la potente e cattiva Into the Void, la malinconica Solitude e la controversa Sweet Leaf. Quest’ultima fu accusata di essere un vero e proprio inno alla marijuana, ma il titolo e il testo della canzone furono suggeriti a Butler (autore dei testi fino al 1978) da un pacchetto di sigarette che si chiamava Sweet Afton e riportava lo slogan: It’s the Sweet Leaf!.
Rimasti su livelli eccellenti, i Sabbath nel 72 registrarono il loro quarto album in studio, Vol. 4, mentre la cocaina che lo stesso manager si incaricava di procurare alla band era diventata il passatempo quotidiano di Ozzy e soci. Fortemente influenzata dall’esperienza con la polvere bianca ecco Snowblind, presente nel quarto lavoro dei Sabbath. Del resto lo stesso Butler si rese conto che la situazione stava cambiando dietro quel muro di cocaina e scrisse la struggente Changes.
La droga e i problemi con il manager fecero piombare i Black Sabbath in una crisi profonda. Tony Iommi non riusciva più a trovare l’ispirazione per comporre i suoi straordinari riff, mentre Geezer sentiva il peso di dover trovare sempre il testo giusto per ogni brano. Decisi ad un ultimo, disperato, tentativo, i Sabbath noleggiarono il castello di Clearwell in Galles, cercando di ritrovare l’ispirazione.
All’interno del castello Ozzy e Iommi ebbero una curiosa esperienza con un fantasma. Mentre i due stavano camminando verso l’armeria apparve una strana figura incappucciata che sparì poco dopo. A quel punto ciascun membro della band iniziò a raccontare storie dell’orrore, con il risultato di spaventare tutti ancor di piu’.
In questa atmosfera i Black Sabbath registrarono il quinto album, l’ambiziosissimo Sabbath Bloody Sabbath, che si affermò nuovamente ai primi posti delle classifiche. Il successo dei Sabbath fu destinato ben presto ad essere intaccato da numerosissimi problemi legali causati dal manager, che probabilmente approfittava dell’ingeunuità della band.
I Black Sabbath si ritrovarono in grave crisi e furono sul punto di sciogliersi. La rabbia e la determinazione spinsero però gli inglesi a registrare nel 1975 Sabotage, contenente feroci attacchi come la lunga The Writ e la rabbiosissima Symptom of the Universe.
Nel frattempo iniziavano a sorgere alcuni conflitti interni: la canzone Supertzar, presente in Sabotage, fu scritta per intero da Iommi ma venne accreditata all’intera band, suscitando qualche mugugno del chitarrista.
Durante l’anno successivo, vide la luce We Sold our Soul for Rock ‘n’ Roll, best of riguardante il primo periodo Sabbathiano. Disorientati dal fenomeno punk che stava emergendo con grande irruenza, i Black Sabbath si ritrovarono spaesati, e il loro settimo album in studio, Technical Ecstasy fu un vero e proprio flop.
Ozzy nel 1977 abbandonò all’improvviso la band e a tal proposito esistono varie voci. Innanzitutto in quell’anno ci fu la morte di suo padre, inoltre il vocalist da tempo abusava di alcol e droghe, rendendosi perennemente indisponente nei confronti di chi gli stava vicino.
Per un breve periodo Dave Walker, ex Fleetwood Mac. Collaborò con in sabbath per la realizzazione di un nuovo album, ma quando Ozzy tornò nella band pretese di distruggere quasi per intero tutto il materiale scritto da Iommi e soci insieme a Walker.
Nel 1978 fu quindi la volta di Never Say Die, il più brutto album dell’era Ozzy. Si tratta di un’opera fiacca, demotivata, senza grinta, senza la minima cattiveria. A questo punto la band si rese conto che non si poteva andare avanti in quel modo e Ozzy fu allontanato.
Esistono varie voci sull’allontanamento di Ozzy: qualcuno individua nello stesso vocalist le piene responsabilità della scissione, altri indicano in Iommi l’artefice del licenziamento. Ad ogni modo, il chitarrista della band iniziò a cercare un nuovo vocalist, trovando appoggio nell’ex cantante dei Rainbow, Ronnie James Dio. Fu inoltre assunto stabilmente un tastierista, Geoff Nicholls, destinato ad accompagnare i Sabbath fino all’era attuale.
Con Dio le cose cambiarono immediatamente: innanzitutto il vocalist sostitui’ Geezer Butler nella stesura dei testi, inoltre le doti di Ronnie come compositore limitarono notevolmente l’apporto di Ward e dello stesso bassista, che prima rivestivano un ruolo fondamentale.
Con Ronnie James Dio, i Sabbath registrarono l’eccellente Heaven And Hell (1980), che contribuì, in piena NWOBHM a rilanciare notevolmente la fama della band inglese. Durante il tour, Bill Ward iniziò a manifestare seri problemi con l’alcol e fu costretto ad abbandonare la band dopo che entrambi i genitori morirono in un breve lasso di tempo.
Vinny Appice subentrò a Bill Ward, ed i Sabbath nel 1981 registrarono il secondo album dell’era Dio, Mob Rules, inferiore al precedente ma tuttavia attestato su buoni livelli. L’atmosfera all’interno della band stava degenerando: la rivalità tra Ronnie James Dio e Tony Iommi cresceva di giorno in giorno. Dopo un tour mondiale i conflitti interni esplosero con l’addio di Ronnie James Dio e di Vinny Appice. In contemporanea usci’ il live album, Live Evil, mixato e prodotto in modo semplicemente indegno da Iommi e Butler. Proprio quest’album suscito’ le ire dell’ex vocalist, perche’ a suo avviso conteneva un lunghissimo e improponibile assolo di Iommi (qui do piena ragione a Ronnie, l’assolo e’ veramente noioso) che rovinava la qualita’, gia’ bassa, del disco.
Dall’altra parte del fronte, Ronnie James Dio fu accusato di agire nella band come un piccolo Hitler e di mixare nelle ore notturne la sua voce, facendola troneggiare sugli strumenti. In seguito Iommi smenti’ queste accuse, probabilmente lanciate in un momento di forte tensione.
Con la band dimezzata, Bill Ward decise di tornare a suonare nei Sabbath. Una sera ad un giro di bevute i Sabbath proposero ad un completamente ubriaco Ian Gillan, leggendario ex cantante dei Deep Purple di entrare nella formazione. Gillan accettò quasi senza rendersene conto, con il risultato di registrare un album, Born Again, piuttosto svogliato, se si eccettuano l’accattivante Trashed (scritta da Gillan dopo che, ubriaco, aveva distrutto l’auto sulla quale viaggiava) e la malinconica title-track.
Durante il tour, Bill Ward dovette abbandonare nuovamente la band per i problemi che lo affliggevano, e al suo posto fu ingaggiato Bev Bevan. Avuto il sentore che i Deep Purple stavano riunendosi, Ian Gillan finse (come lui stesso fu costretto ad ammettere) di avere serissimi problemi di voce e di non poter piu’ cantare, cosi’ potè abbandonare i Sabbath, lasciando gli inglesi nuovamente senza cantante.
A questo punto Iommi contattò Dave Donato, che durò ben poco grazie ad un’intervista oscena che concesse a Kerrang! (purtroppo non so di cosa avesse parlato Donato in quell’intervista).
I Sabbath perdevano nuovamente il loro vocalist, Geezer Butler, furibondo per i continui cambiamenti di formazione, abbandonava Iommi per dedicarsi ad un progetto solista, la Geezer Butler Band. Il chitarrista si ritrovò completamente solo e, per la prima volta, i Sabbath furono sciolti.
Deciso a realizzare un album solista, Seventh Star (1986), Tony Iommi fu costretto per problemi legali ad utilizzare il nome Black Sabbath featuring Tony Iommi, cosicché il suo primo solo project e’ annoverato tra gli album sabbathiani. Come vocalist fu contattato Glenn Hughes, mentre i bassisti ed i batteristi continuavano a cambiare con frequenza impressionante.
Per un nuovo album dei Black Sabbath, tornati alla ‘vita’, fu contattato il vocalist Ray Gillen, che registrò il discreto ‘The Eternal Idol’. Uscito dal gruppo Gillen (che considerava i sabbath senza alcun futuro), fu ingaggiato Tony Martin, ex vocalist degli Alliance.
Insieme a Martin, arrivò nel gruppo il grandissimo batterista Cozy Powell ed i due contribuirono in modo cospicuo alla registrazione dell’album Headless Cross (1988). Dopo un altro album registrato con Tony Martin, TYR (1990), I Black Sabbath annunciarono una clamorosa riunione con Ronnie James Dio.
Ecco tornare il piccolo vocalist americano e il batterista Vinny Appice per registrare l’album piu’ pesante e cattivo mai scritto dai Sabbath prima di allora, Dehumanizer, 1992. Eccellente l’opener Computer God, ottimo l’assolo di Too Late e grandissimo il riff di After All (The Dead), in cui Iommi sembra essere ritornato quello dei tempi migliori.
Contattati da Ozzy Osbourne, che intendeva suonare per l’ultima volta prima dell’addio (ovviamente il ‘ritiro’ del madman durò ben poco) i Black Sabbath incontrarono la ferma resistenza di Ronnie James Dio, che rifiutò l’offerta. Uscito nuovamente dal gruppo (e questa volta per un grave errore di presunzione) il cantante, Tony Iommi contattò immediatamente un amico della band, Rob Halford, il leggendario ex cantante dei Judas Priest, che stava allestendo la sua nuova carriera con i Fight.
Halford cantò per i Black Sabbath durante le due date del no more tours tour (1992) di Ozzy, e sinceramente penso che per i fan, vedere da una parte Ozzy, dall’altra un altro leggendario singer, sia stata un’emozione imperdibile.
Accantonate le voci che volevano Halford a pianta fissa nei Sabbath, gli inglesi ricominciarono con Tony Martin nuovamente nelle vesti di vocalist, con Bill Ward e Geezer Butler che per breve periodo tornarono per testare la situazione.
Butler decise di abbandonare i Sabbath per registrare con Ozzy ‘Ozzmosis’ (1995) ed intraprendere un nuovo progetto solista, G/Z/R con il quale attualmente ha registrato due album, il primo con il contributo del vocalist dei Fear Factory, Burton C. Bell.
Anche Bill Ward decise di abbandonare la band e dedicarsi ad un progetto solista.
I Sabbath tornarono alla formazione che aveva registrato Headless Cross, Iommi leader e chitarrista, Tony Martin vocalist, Neil Murray bassista e Cozy Powell alla batteria. Dopo qualche tempo, Powell, stanco dei continui tour con i Black Sabbath e con la Brian May Band, decise di prendersi un periodo di riposo e fu sostituito da Bobby Rondinelli.
Nel 1996 la band divenne inattiva, e Iommi iniziò a collaborare con Rob Halford per un progetto che non vide mai la luce, ma nel Marzo del 1997 fu annunciato che i Black Sabbath mk I sarebbero tornati a suonare alcune date dell’Ozzfest. Bill Ward non fu contattato, cosi’ venne ingaggiato momentaneamente come drummer Mike Bordin.
Dopo un breve periodo di inattività, ecco la grande reunion della Mk. I, che suonò il 4 ed il 5 Dicembre al NEC di Birmingham, città natale di tutti i membri della band (a dire il vero nacquero tutti ad Aston, non a caso Geezer Butler, quando gli fu chiesto qual era stato il piu’ bel momento della sua carriera nei Black Sabbath rispose: When Aston Villa won the league cup!)
Ad ogni modo i Black Sabbath iniziarono un lungo tour mondiale, a metà del quale Bill Ward soffrì di un lieve attacco cardiaco e fu costretto a fermarsi. Lo sostituì Vinny Appice, e con questa formazione i Sabbath si presentarono al Gods of Metal del 1998.
Tornato Ward, i Sabbath dovettero cancellare o postporre molte date a causa dei problemi vocali di Ozzy. Al vocalist fu infatti diagnosticato un nodulo alla gola, e la sua voce lo abbandonò quasi del tutto.
In questo clima i Black Sabbath annunciarono il loro ritiro, e nel frattempo Tony Iommi realizzava il suo primo album solista, intitolato semplicemente Iommi. Nel 2001, dopo un lungo periodo di silenzio, i Sabbath annunciavano di voler suonare da headliner all’Ozzfest 2001.
Attualmente, i Sabbath hanno in programma un nuovo album in studio, la cui registrazione e’ continuamente posticipata. Speriamo che il risultato sia superiore all’album solista di Ozzy, che sinceramente ho trovato piuttosto noioso.