I Meshuggah sono il gruppo più geniale ed originale degli ultimi anni e sono riusciti, grazie a dischi sempre personalissimi e in costante evoluzione, a raggiungere un invidiabile status di band-culto. La loro tecnica sovrumana e il loro sound “irregolare” e inverosimilmente potente ha influenzato migliaia di altri gruppi e tutt’oggi possono essere considerati come una delle realtà più rappresentative di una frangia di metal che non accenna a fermarsi sui suoi passi. Formatisi nel lontano 1987 dal chitarrista Fredrik Thordendal, dal bassista Peter Nordin e dal chitarrista/cantante Jens Kidman, dopo due anni di vita sfornarono il loro Demo-EP di debutto “Psykik Testbild” e nel 1991, dopo aver completato la loro line-up col mostruoso batterista Tomas Haake, rilasciano il primo disco ufficiale su Nuclear Blast, intitolato “Contraddictions Collapse”. Da allora, la loro è stata una carriera in continua ascesa e tutta la loro discografia (che andrò adesso ad illustrare in dettaglio) si attesta qualitativamente ben al di sopra della stragrande maggioranza dei metal album usciti negli ultimi dieci anni.
Contraddictions Collapse (1991)
Cover
|
Tracklist
|
![]() |
1. Paralizing Ignorance 2. Erroneous Manipulation 3. Abnegating Cecity 4. Internal Evidence 5. Qualms Of Reality 6. We’ll Never See The Day 7. Greed 8. ChoirsOf Devastation 9. Cadaverous Mastication |
Questo disco fu pubblicato nel periodo in cui il Death Metal stava vivendo il suo periodo (commercialmente) più fortunato, un periodo in cui il mercato era molto ricettivo per le uscite del genere, ma la scena cominciava ad essere satura e le bands capaci di produrre lavori degni di nota erano sempre meno. “Contraddictions Collapse” uscì in tale contesto e, sebbene in questo disco fossero ancora evidenti le influenze della band (Bay Area Thrash, Metallica in primis), già si possono cominciare a scorgere l’uso di repentini cambi di tempo, ritmiche dispari ed elementi armonici tipici del jazz: tutti fattori che in futuro andranno a costituire il marchio di fabbrica dei Meshuggah. La preparazione tecnica è assolutamente strabiliante, con l’indemoniato drummer Tomas Haake costantemente sugli scudi e lo psicopatico Fredrik Thordendal che arricchisce ogni composizione coi suoi allucinatissimi guitar-solos, diretti discenti della fusion più “free”, come Allan Holdsworth comanda. Dal canto loro i nove pezzi sono sempre vari e potenti, con canzoni più dirette (“Erroneous Manipulation”, “Greed”) che si alternano ad altre più “acide” e sincopate (“Abnegating Cecity”); un disco di assoluta qualità insomma, un ottimo biglietto da visita che “prepara” la scena metal alle future evoluzioni della band.
Voto: 8.5 |
None EP (1994)
Cover
|
Tracklist
|
![]() |
1. Humiliative 2. Sickening 3. Ritual 4. Gods Of Rapture 5. Aztec Two Steps |
Tre anni dopo l’esordio, i Meshuggah registrano “None” il quale, sebbene sia un EP, si rivela essere il disco della svolta della band verso uno stile più che mai personale e devastante. Jens Kidman da qui in avanti si occuperà soltanto delle linee vocali, mentre il suo posto alla sette corde viene occupato da Marten Hangstrom. La produzione conferisce alla nuova release un suono leggermente più sporco del debutto (soprattutto a causa della super distorsione del basso) ma che ben si adatta ai pezzi, sempre compatti e costruiti su quelle ritmiche stoppate per cui tutti conosciamo questa grandissima band. Da brivido gli arpeggi di chitarra (anch’essi di chiara matrice Jazz/Fusion) e le vocals di un Jens Kidman sempre più sicuro di sé e dall’ugola sempre più “scorticata”.
Voto: 9 |
Destroy, Erase, Improve (1995)
Cover
|
Tracklist
|
![]() |
1. Future Breed Machine 2. Beneath 3. Soulburn 4. Transfixion 5. Vanished 6. Acrid Placidity 7. Inside What’s Beneath Behind 8. Terminal Illusions 9. Suffer In Truth 10. Sublevels |
![]() Voto: 10 e lode |
Chaosphere (1998)
Cover
|
Tracklist
|
![]() |
1. Concatenation 2. New Millennium Cyanide Christ 3. Corridor Of Chamaleons 4. Neurotica 5. The Mouth Licking What You’ve Bled 6. Sane 7. The Exquisite Machinery Of Torture 8. Elastic |
Dopo un solo-album di Thordendal (“Sol Niger Within” del 1997) e l’abbandono del bassista Peter Nordin (prontamente sostituito da Gustaf Hielm), i Meshuggah nel 1998 pubblicano “Chaosphere”, un lavoro che li conferma come una entità musicale a sé stante, totalmente avulsa da una scena metal sempre più omologata e schiava dell’imperante trend del Power Metal: il suono diventa ancora più ruvido e apocalittico, le vocals ancora più deliranti e le ritmiche ancora più ossessive e destabilizzanti; al contrario tutti gli elementi melodici vengono completamente accantonati e le armonie jazzate che dettavano legge nei dischi precedenti vengono riprese soltanto nel personalissimo soloing dei chitarristi, che in questo frangente ci travolgono con suoni mai sentiti e totalmente fuori di testa. Le canzoni vengono quindi notevolmente estremizzate e private della loro varietà in nome di un muro di suono impenetrabile, ai confini del puro umorismo. Un unico, compatto blocco di cemento che va a fondere i neuroni dell’ascoltatore, una irregolare sequenza di suoni pesantissimi e senza soluzione di continuità, un tecnologico concentrato di potenza: queste le definizioni che si addicono a quello che si può considerare il disco più “Meshugghiano” della band. Degne di menzione l’incubo psicologico di “The Exquisite Machinery Of Torture”, le stralunate chitarre di “Concatenation” e il finale quasi “irritante” di “Elastic”.
Voto: 9.5 |
NB – Oltre ai succitati lavori i Meshuggah hanno pubblicato anche altre uscite, che però non ho ritenuto opportuno descrivere dettagliatamente: trattasi di due EP (“Self Caged” del 1995 e “The True Human Design” del 1997) composti da brani che si ritrovano anche nei full lenght e di un album (“Rare Tracks” del 2001) contenente solo quattro vecchi inediti e versioni alternative di canzoni già conosciute.